
Rossana Casale oggi al Blue Note con le canzoni natalizie
Milano, 21 dicembre 2016 - Natale e dintorni. A cantare “Silent night” o “Have yourself a merry little Christmas” Rossana Casale ci aveva già pensato sette anni fa tra i solchi del fortunato “Merry Christmas in jazz”, così stasera al Blue Note mette la voce in quel “’Round Christmas” che spinge un po’ più in là il suo sentire gettandola tra le braccia di Tom Waits, Maria Bethania, George Brassens, Gilberto Gil, Edith Piaf, Henry Salvador, Donald Y Gardner per dare forma ai suoni e alle fascinazioni di una raccolta di Natale che non è propriamente un album di Natale. "L’idea di un progetto così mi è nata dentro dopo i fatti del Bataclan - spiega la vocal coach di X-Factor - ho pensato che ciascuno di noi, nel corso della sua esistenza, si trova a vivere strappi molto dolorosi; ma pure dopo tanta sofferenza arriva il Natale perché la vita va comunque avanti".
"Così mi sono messa in rete per vedere se ci fossero canzoni capaci di dare alla ricorrenza un valore più profondo rispetto a quello di tante hit con la coccarda, imbattendomi in cose molto interessanti; basta pensare a “Le Père Noël et la petite fille” di Brassens, in cui Babbo Natale riempie di regali una bambina per poi portarla in riva al fiume e farle fare quella brutta fine che poi ha ispirato a De André la sua ‘Canzone di Marinella’, o a Tom Waits che in ‘Chocolate Jesus’ parla ironicamente degli obblighi della fede, ammettendo di non frequentare le chiese e di non conoscere la Bibbia, ma di inginocchiarsi nel negozio di caramelle di Zerelda Lee perché è un Gesù di cioccolata quello che lo fa stare bene dentro”.
Il suo Bataclan, Rossana l’ha avuto quel giorno del 2002 in cui un colpo basso del destino l’ha lasciata da sola a crescere un figlio di quattro anni. “La verità è che, davanti al dolore, siamo tutti dei sopravvissuti, perché certe ferite non si rimarginano mai del tutto” ammette. “Però, quattordici anni dopo, io e il mio Sebastiano possiamo dire: ce l’abbiamo fatta. Un giorno, proprio qui a Milano, mi sono dimenticata sul taxi la valigia con il portafortuna che suo padre portava legato al collo. Davanti al mio smarrimento è stato proprio Sebastiano a parlare di segno del destino e a dirmi che avremmo potuto vivere anche senza quel ricordo”.