Milano, 22 aprile 2016 - Ieri Elisabetta II d’Inghilterra ha compiuto novant’anni. Quasi sessantaquattro dei quali sul trono. Diana Spencer, moglie di suo figlio Carlo, diciannove anni fa morì tragicamente a Parigi. Oggi avrebbe avuto cinquantacinque anni. Due donne incompatibili che hanno segnato la monarchia britannica modificandone riti, costumi e abitudini nel volgere di meno di due decenni. I conflittuali rapporti tra di loro, infatti, hanno aperto Buckingham Palace alla modernità, nel bene e nel male. E alla fine, quella che sembrava la strada dell’inevitabile declino si è trasformata nella strada della rinascita grazie alla disgraziata fine della “principessa del popolo” e alla liberazione dei molti fantasmi che popolavano la vita dei Windsor. Una trasformazione che Luisa Ciuni ed Elena Mora hanno colto in un libro che si distacca dai numerosi apparsi sull’intricata “guerra” tra Elisabetta e Diana per il risvolto che in essa hanno intelligentemente colto, ben oltre i gossip che hanno alimentato i tabloid, offrendoci una “lettura” più compiuta e tutt’altro che banale della posta che s’è giocata per sedici anni nella Royal Family più famosa del mondo.
Dalle scorrevoli ed avvincenti pagine delle autrici viene fuori, al di là della congenita incompatibilità tra due mondi, lo spaccato drammatico di una monarchia che, ad un certo punto della storia, aveva quasi smarrito la sua identità, frastornata da una giovane donna dotata di glamour, ambizione, indipendenza e puerilmente decisa ad abbattere vecchie consuetudini su cui si è fondata per secoli una monarchia uscita ammaccata da molte vicende - basti pensare soltanto dallo scisma anglicano - ma non certo da storie di corna e ordinarie infedeltà. L’ingenua Diana non poteva riuscire nell’intento di distruggere i Windsor per quanto godesse di una speciale empatia con il popolo. In realtà la tragica storia della quale è stata protagonista ha fatto rifulgere Elisabetta che ha interpretato il suo ruolo, fedele ai principi ai quali è stata educata. Educazione che non le impedì di comprendere, dopo la morte di Diana, che i “protocolli” reali servono a poco quando non si è in sintonia con lo “spirito del tempo”. Così, con dolore, in quei giorni di fine estate del 1997, dopo essersi ostinatamente negata, scese tra la folla in lacrime e si presentò in televisione raccordandosi con la gente che amava, comunque, la sua principessa.
Sapeva Elisabetta di “trasgredire” in qualche modo, ma fu il sentimento dell’unità della nazione ad imporle ciò che il cuore le sconsigliava. Sapeva bene che Diana non era stata la moglie ideale, anche per responsabilità di Carlo, tuttavia l’omaggio che le tributò più che a lei fu al popolo che in un certo modo chiedeva una estrema riconciliazione. I fatti le hanno dato ragione. Luisa Ciuni ed Elena Mora lo testimoniano eloquentemente. Con estrema eleganza.
LUISA CIUNI-ELENA MORA
Diana e la Regina, Cairo