
Liliana Moro, Marcello Maloberti, Valentina Furian chiamati a raccolta nella mostra inaugurata in Triennale. Presente Fortunato Zinni (che firma un’opera), sopravvissuto alla strage del 12 dicembre del 1969.
Il 2 agosto 1851, il patriota italiano nato a Milano Amatore Sciesa fu condotto alla fucilazione dalle autorità austriache occupanti il Lombardo Veneto. Fatto transitare sotto casa per spingerlo, nel ricordo della famiglia, a rivelare i nomi dei compagni, pronunciò sprezzante la celebre frase: "Tiremm innanz!".
A ricordo dell’episodio, la targa installata in via Cesare Cantù 7, vicino all’abitazione, riporta però il nome errato Antonio. A correggere, interviene l’artista Liliana Moro, inserendo quello esatto sulla riproduzione della targa: "Mi chiamo Amatore" (2025), l’opera riferita al più antico dei dieci traumi della storia cittadina riuniti nella mostra "Le ferite di Milano. Come l’arte può ricucire la storia", in Triennale, fino al 30 marzo, ingresso gratuito. Inaugurata ieri con la presenza di Fortunato Zinni, superstite della strage del ‘69. Allora, il 12 dicembre un’esplosione devastò la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana, segnando l’inizio della "strategia della tensione".
Per la sua serie "Martellate", Marcello Maloberti ha fatto scrivere a Zinni con pastello a olio nero: "Sopravvissuto", su un foglio bianco. Identico a quello che anche agli artisti ingaggiati hanno messo a disposizione Ludovico Pratesi e Marco Bassan, di Spazio Taverna, ideatori del progetto (già sperimentato a Roma, in futuro a Napoli e a Torino). Se ci volevano due romani a indurre i milanesi fare i conti con traumi (forse sì o forse no) rimossi - dall’omicidio del commissario Calabresi, 1972, alla morte di Walter Tobagi, 1980, piuttosto che la bomba di via Palestro, 1993 o l’incidente aereo di Linate, 2001 - lo dirà l’affluenza del pubblico, che non può restare indifferente alla "provocazione".
Certo, l’opera "Tangentopoli", riferita all’arresto nel 1992 di Mario Chiesa, che portò all’inchiesta di Mani Pulite, interpretata da Valentina Furian con un disegno da scoprire sul foglio solo sotto una luce UV, invita a interrogarsi quanto ancora corruzione, ricettazione, associazione a delinquere, violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, continuino a ferire (almeno l’opinione pubblica).