I Ministri da Indie Jungle a (forse) Sanremo

I quattro amici che hanno iniziato a suonare al Berchet aprono sabato il viaggio musicale su Sky Arte

I Ministri

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Dai banchi del Berchet al palco dello Sziget Festival il passo è lungo, ma la storia dei Ministri è innanzitutto quella di un’amicizia, iniziata proprio al liceo. Un legame che in diciotto anni di avventure musicali ha prodotto sei album e due ep su cui sabato alle 20.15 punta le telecamere “Indie Jungle”, il viaggio nella musica dal vivo in 11 puntate monografiche trasmesso da Sky Arte. Spetta proprio al gruppo milanese il compito di aprire un’edizione in cui figurano pure Motta, Joan Thiele, Fast Animals and Slow Kids, Myss Keta, Francesco Bianconi, Melancholia, Tutti Fenomeni, NAIP, Vasco Brondi, Margherita Vicario. A parlarne è Davide Autelitano, bassista dei Ministri acclamato dai fans come “Divi”. Davide, ad “Indie jungle” eseguite tutto l’ultimo ep “Cronaca nera e musica leggera”, uscito a primavera? "Sì, ma l’ora di esibizione lascia ovviamente spazio anche per altro. Abbiamo girato tutto a giugno in un teatro di Roma. Non c’era pubblico e questo ha finito fatalmente col privilegiare il lato estetico della performance rispetto al suo impatto emotivo". Ma i concerti in tv non stancano un po’? "Non siamo molto avvezzi a portare la nostra musica in tv, perché il piccolo schermo ha canoni di comunicazione differenti rispetto a quelli del palco. Cambia la narrazione e viene meno un po’ di spontaneità. In tempi di pandemia, però, la televisione è un mezzo prezioso, che ti consente di comunicare, anche se in una dimensione diversa da quella canonica". Sanremo, ci provate o no? "Visto che il Festival ha sdoganato pure la nostra musica, perché no? Una volta per una band come i Ministri sarebbe stato molto più difficile (e rischioso) provare". Oggi lo è molto meno. "Dopo il successo dei Måneskin i gruppi rock in Riviera potrebbero godere di qualche favore in più rispetto al passato. Anche se non penso che Sanremo diventerà per questo una succursale dell’Ozzfest (il festival heavy metal di Ozzy Osbourne, ndr)". Ma parlare di “indie” ha ancora un senso oggi? "Effettivamente nel tempo l’antagonismo tra il mondo indipendente e quello delle major del disco s’è andato assottigliando fin quasi a scomparire. Ancora oggi, però, quel che cambia è l’approccio; la realtà ‘indie’ mantiene come peculiarità il racconto di un percorso, la narrazione di una storia".