
Davide Autelitano, Federico Dragogna e Michele Esposito
Milano, 1 dicembre 2016 - Di celebrazione in celebrazione, pure I Ministri sbarcano oggi e domani a Milano con il loro bravo anniversario da festeggiare. Il Dieciannibellissimi Tour che approda per due notti ai Magazzini Generali porta già nel titolo, infatti, il senso della festa con cui Davide “Divi” Autelitano & Co. tornano tra i solchi del loro primo album “I soldi sono finiti” per legare col filo rosso di una storia importante dell’“indie” italiano quel cammino che dal 2006 li ha portati fino ad oggi.
«Anche se personalmente sono sempre stato più anglofilo che “americano”, per tutti noi quando ci siamo messi assieme il primo riferimento sono stati i Rage Against The Machine», ammette il cantante e bassista della band, nata ai tempi del Liceo Berchet di Milano come Ministro del Tempo e poi divenuta Ministri per dare alle stampe proprio “I soldi sono finiti”; distribuito provocatoriamente con l’inserimento di una moneta da un euro in copertina, per ironizzare sulla crisi nera della discografia. «Prima per noi esisteva innanzitutto la musica cantata in inglese, poi abbiamo provato a capire meglio i vari Dalla, Battisti, Tenco, Gaber, Fossati e a spostare il baricentro di quel che facciamo un po’ più verso casa nostra». Se il tour che un anno fa li ha portati all’Alcatraz s’era rivelato impegnativo per la presenza di sonorità anche molto diverse da quelle delle canzoni che eseguono di solito, stavolta i Ministri dicono di contare su una maggior scioltezza.
«Tutto è abbastanza omogeneo, grazie ai colori e ai tanti chiaroscuri di un repertorio con cui abbiamo grossa confidenza». Registrato negli ex studi di quella che ai tempi del Muro era la Radio della Repubblica Democratica Tedesca, l’ultimo album “Cultura generale” è arrivato sul mercato nel 2015, evolvendo ulteriormente il mondo alla fine del mondo evocato dai quattro predecessori con canzoni dai titoli a volte sadici (“Vorrei vederti soffrire”), altre sprezzanti (“Le mie notti sono migliori dei vostri giorni”), altre ancora semplicemente eccentrici come “Vestirsi male” o “La faccia di Briatore”.
«La cultura generale è qualcosa di indefinibile, ma che tutti usano in questa società per segnare delle linee guida, una strada che bisogna sempre seguire e che non porta a nulla», spiegano i Ministri.
«Come un serpente che si mangia la coda. Serve a incanalare le persone in una data direzione». Brani come “Estate povera” o “Idioti” tengono pure quest’ultima fatica di Autelitano, basso, Federico Dragogna, chitarra, e Michele Esposito, batteria, nel solco abituale nonostante la presenza in studio dell’ex produttore degli Strokes e Libertine, Gordon Raphael. Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Che nel caso dei Ministri, però, non è poco.