
Pietro Ubaldi, sullo sfondo a sinistra nei panni di Fellini in “An-Marcord“
Milano – Non succede tutti i giorni. Di presentarsi all’adorabile Doraemon. E di essere poi salutati dal Giuliano di Kiss Me Licia, buffo gattone ossessionato dalle polpette. Immaginario inesauribile. A cui da quarant’anni dona voce Pietro Ubaldi, il doppiatore più celebre dei cartoni animati. Ma non solo. E infatti l’attore milanese lo si ritrova stasera al Franco Parenti per il Fellini di “AnMarcord“, lavoro firmato STM (Scuola del Teatro Musicale), alle 21 in Sala Grande. Testo di Rodolfo Ciulla, regia di Marco Iacomelli e Massimiliano Perticari, è un omaggio al genio romagnolo. Con in scena anche una ventina di giovani diplomati.
Ubaldi, come si trova nei panni del Maestro?
"Benissimo, nonostante mi sia dovuto riabituare a studiare a memoria il testo. E mi accorgo che da giovane funzionavo meglio. Ma visto che la drammaturgia è così bella, direi che vale la pena impegnarsi per non rovinarla. C’è poi il piacere di tornare al teatro e al confronto con il pubblico, cose che mi mancano sempre molto".
Cosa racconta il lavoro?
"Ci concentriamo sulla formazione del regista, i suoi ricordi di bambino e di ragazzo. Seduto su una sedia, vengo intervistato da una voce fuori campo che non a caso si chiama Marcello... E piano piano emergono vari episodi della sua adolescenza. Come se li andassimo a spulciare nella memoria. Da qui il titolo, quella “n“ aggiunta che sottolinea la fatica di cercare fra i ricordi più lontani, di tornare alle prime pagine".
Come furono invece i suoi inizi da doppiatore?
"È tutto capitato un po’ per caso. Io la considero una piccola magia. Fin da bambino ho sempre giocato con le parole, cercavo di risultare simpatico a tutti e seguivo con attenzione quello che passava sui canali della Rai, all’epoca gli unici che avevamo a disposizione. Per i più giovani c’era la tv dei ragazzi, il Carosello. E anche se poi ti spedivano a letto, ogni tanto davi un’occhiata anche a quegli sceneggiati incredibili con gli attori di teatro. E io del teatro mi innamorai".
Però non lo fece a lungo.
"Qualche anno, a livello amatoriale. Mentre all’università studiavo ingegneria meccanica, seguendo le orme del nonno, che da bravo romagnolo ci sapeva fare con i motori. Io avrei dovuto occuparmi di quelli nautici".
E invece niente motori.
"Avevo questa voce molto riconoscibile eppure eclettica, capace di prestarsi a lavori diversi senza costringermi in un’etichetta. E in quel periodo stava aprendo Canale5, ore e ore di palinsesto da riempire con qualsiasi cosa, soprattutto cartoni animati. Come responsabile della fascia ragazzi c’era Alessandra Valeri Manera, una dirigente geniale, per altro giovanissima. Ci piacemmo subito e iniziò a mettermi dappertutto, a partire dalle trasmissioni storiche di Mediaset: Ciao Ciao e Bim Bum Bam".
Fu anche autore per Italia 1?
"No ma considera che ad esempio, nell’epoca d’oro di Bim Bum Bam, Paolo Bonolis e Manuela Blanchard scrivevano cinque righe di soggetto e poi via, improvvisavano alla grande. Io diedi voce a Uan dopo la scomparsa di Giancarlo Muratori. E se inizialmente andare a braccio mi mandava in ansia, in realtà col tempo mi ha divertito. Tanto che su Rete4 presentai poi dal vivo Game Boat e mi trovai molto bene".
A quale personaggio è più legato?
"Doraemon, che per altro interpreto da tantissimo tempo. Il gatto spaziale che fa da angelo custode a Nobita, il bambino svogliato. Ma mi piacciono molto anche quelle lunghissime serie giapponesi come i Pokemon, Dragon Ball, One Piece. Amo poi Patrick Stella di SpongeBob, cartone animato americano".
Ha sacrificato il teatro per i doppiaggi?
"Ti tolgono molto tempo, soprattutto ora. Mentre all’epoca eri più che altro coinvolto in mille cose, comprese telenovele e pubblicità. C’erano colleghi che si sentivano sviliti per questo, rimpiangevano Bertolt Brecht. Legittimo, ma non gliel’aveva prescritto il medico di fare i doppiatori, potevano starsene a casa".
Per la gente rimane anche la voce di Marrabbio e Giuliano.
"Fu una grande idea di Alessandra. Perché il gatto in origine nel manga aveva solo dei balloon con dentro alcuni segni grafici. Noi lo trasformammo in una sorta di commentatore degli episodi. E poi c’era quel burbero di Marrabbio".
Insomma, continua a divertirsi Ubaldi?
"Molto. È un gran bel gioco. E faccio incontri speciali. Anche se sono talmente tanti che me li dimentico. Pensa che mi capita di andare a controllare su wikipedia le cose che ho fatto".