"Io, la prefetta con lo chignon, lotto ancora per le donne con le madri costituenti"

Accesso delle donne alle carriere pubbliche: il merito è di Rosanna Oliva de Conciliis, la Rosa Parks italiana

Rosa Oliva de Conciliis

Rosa Oliva de Conciliis

"Quel giorno, all'udienza, credo di essere stata l'unica donna non sono nell'aula maestosa, ma in tutto il palazzo. Ma accanto a me era come se ci fossero state tutte le madri costituenti". Rosanna Oliva de Conciliis, ricorda così, alla vigilia della ricorrenza, la sentenza della Corte costituzionale n. 33 del 13 maggio 1960 che dichiarò illegittima la norma che fino ad allora aveva impedito alle donne di accedere alla carriera prefettizia e diplomatica: grazie al suo ricorso le discriminazioni per l'accesso ai pubblici uffici caddero con effetto domino. Oggi, a 86 anni, dopo una carriera nel pubblico, Oliva, che il 13 marzo scorso ha ricevuto dalle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Quirinale, la massima onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ci racconta di quel giorno: "Per quei giudici fu una sentenza molto coraggiosa - sottolinea -. A soli dieci anni dalla nascita della Costituzione non tutti ritenevano che la nostra Carta potesse essere così incisiva rispetto alle leggi ordinarie: il risultato fu importante anche per questo".

LA FOTO? IN CUCINA

La sentenza fece molto scalpore: "Festeggiai in famiglia - ricorda -. Arrivarono giornalisti e fotografi, mi chiesero di fare una foto in cucina davanti alla macchina del caffè. Mi definirono la 'prefetta con lo chignon' anche se io, in realtà, prefetta non lo ero e non lo divenni; e dei parenti ebbero da dire che ero troppo spettinata. Insomma, un giorno che ha cambiato tante cose ma non abbastanza. Ricevere l'onorificenza da Mattarella è stato emozionante, il riconoscimento di un piccolo gesto che ha mosso una montagna. Ritengo non fosse solo alla mia persona ma a tutto ciò che abbiamo fatto, io con associazioni e movimenti, in questi 60 anni". In realtà Rosanna Oliva è considerata la Rosa Parks italiana: "Il gesto è simile - commenta -: anche lei ha detto no. E come me si chiama Rosa".

COME NACQUE IL RICORSO IN CORTE COSTITUZIONALE

Oliva, salernitana di origine, si era laureata in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma : "Fino ad allora non mi ero resa conto delle discriminazioni - ricorda di quell'epoca -. Anche io potei frequentare l'università come mio fratello, anche se le ragazze erano poche. In effetti però su di lui c'era un progetto, su di me c'era meno aspettativa, familiare e sociale: ero libera di lasciare e trovare marito. Inoltre ero cresciuta con figure femminili familiari forti: una nonna che aveva cresciuto da sola 4 figlie, una zia pianista e un'altra ispettrice scolastica. Fu quando mi misi a cercare lavoro che mi imbattei in questo bando pubblico dov'era precisato che si cercavano solo figure maschili: lo lessi come un rifiuto verso la Costituzione studiata all'Università. Così ne parlai al giudice costituzionalista con cui avevo sostenuto la tesi, Costantino Mortati, che mi chiese: vuoi solo sfogarti o vuoi agire?". Il resto è storia.

MARIA COCCO E ASTROSAMANTHA

"L'effetto dunque fu immediato per l'accesso delle italiane nelle Prefetture ma il pronunciamento della Corte era comunque un tacito invito al Parlamento ad intervenire, con i tempi tecnici, sull'esclusione delle donne dalle carriere pubbliche. Il 9 febbraio del '63 il Parlamento approvò la legge n.66, di cui era prima firmataria la democristiana Maria Cocco, che recita: 'La donna puo' accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura'. Restarono precluse, allora, le carriere militari, per le quali abbiamo dovuto aspettare altri 40 anni. Ma se oggi abbiamo un'astronauta come Samantha Cristoforetti è perché le donne sono potute entrare nell'Aeronautica militare. Tutto questo dimostra le resistenze della società patriarcale, con uomini al potere che preferiscono violare la Costituzione piuttosto che aprire alla parità. Anche oggi è previsto un equilibrio di genere nel rapporto di 40/60 ma nel Consiglio Superiore della Magistratura siedono solo 7 donne benché il 53% del corpo giuridico sia composto da magistrate e non c'è ma stata una donna ai vertici della Cassazione. Stessa cosa nell'istruzione, nelle università: poche le donne ai vertici".  

COGNOME MATERNO:LA CORTE COSTITUZIONALE ANNULLA, IL PARLAMENTO NON LEGIFERA

Gli effetti di una deliberazione della Corte costituzionale su un'altra sentenza storica che ha visto coinvolta Rosanna Oliva de Conciliis con la sua associazione 'Rete per la Parità', questa volta non da sola, invece, si fanno attendere da ormai 5 anni: "La sentenza 286 dell'8 novembre 2016 ha stabilito l'incostituzionalità della norma che vietava di aggiungere il cognome materno ai figli. La Corte Costituzionale ha richiesto al Parlamento di legiferare in merito, ma la riforma non è mai stata fatta. Ora la Corte, dopo altri ricorsi, ha avocato a sé tutte le disposizioni per cancellarle in base all'art.2 della Costituzione che tutela la persona. In questo caso, è stato detto dal giudice, con l'assenza del cognome materno non è cancellata solo l'identità femminile, che pare subordinata a quella maschile, ma a rimetterci sono anche figlie e figli rispetto alla loro ascendenza. Io, con altre donne e associazioni (tra cui Vox diritti e Luca Coscioni) voglio che, dopo quasi 73 anni, sia applicata la Costituzione. Noi di Rete per la parità siamo per il doppio cognome per legge, salvo diversa volontà espressa dai coniugi".  

IL LINGUAGGIO E L'AGENDA ONU 2030

Al cognome è legata anche la questione del linguaggio femminile. Alma Sabatini nel 1987 scrisse per il Governo le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, mai davvero applicate: "Non è solo grammatica - sottolinea Rosanna Oliva, che dal 2016 coordina il Gruppo di lavoro per l’obiettivo 5, Parità di genere, dell'Agenda Onu 2030, dell’ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, che riunisce circa trecento tra le più importanti istituzioni e reti della società civile) -, è anche politica e società, riguarda l'invisibilità delle donne. Molte usano ancora il maschile nella propria professione per omologarsi. Gli uomini oggi, nella società così come nell'economia, fanno abuso di posizione dominante, decidono su questioni dei diritti delle donne e disattendono i principi costituzionali perché ledono la loro poltrona".