STEFANIA CONSENTI
Cultura e Spettacoli

Groenlandia: terra al bivio: "Temo per la loro estinzione. Hanno tesori e fanno gola"

Piergiorgio Casotti presenta il suo libro, fra reading e foto, a Zelbio Cult "Groenlandesi fatalisti, lì ho imparato a prendere la vita con più calma..." .

Piergiorgio Casotti presenta il suo libro, fra reading e foto, a Zelbio Cult "Groenlandesi fatalisti, lì ho imparato a prendere la vita con più calma..." .

Piergiorgio Casotti presenta il suo libro, fra reading e foto, a Zelbio Cult "Groenlandesi fatalisti, lì ho imparato a prendere la vita con più calma..." .

Cronache dalla Groenlandia dell’est, racconto di una disperazione corale, sociale, endemica. Piergiorgio Casotti, laureato in Economia, ex manager poi conquistato dalla fotografia, ha vissuto dieci anni in quelle terre di ghiacci i cui abitanti - Inuit - avrebbero tutto per essere felici, dalla natura alle ricchezze minerarie, mentre invece, racconta l’autore, il tasso di suicidi è fra i più alti al mondo, anche fra i più giovani. Casotti presenterà a Zelbio Cult, festival ideato da Armando Besio (il 1 agosto, ingresso libero, ore 21, nel Teatro in Piazza Rimembranza, 1, a Zelbio ) il suo libro Uppa. Cronache groenlandesi (Italo Svevo). Venticinque minuti di reading del libro alternate a musiche e immagini, una cavalcata tra paesaggi mozzafiato e storie di vita quotidiana in una terra magnifica, spietata e contesa.

Trump vuole prendersi la Groenlandia, che fa gola anche a Cina e Russia. Lei che idea si è fatto conoscendo bene quei luoghi?

"Che in ballo non ci sono solo le terre rare, risorse tutte da scoprire ancora (c’è il progetto di aprire un centinaio di miniere), ma c’è anche una questione geopolitica, è un avamposto strategico per contenere le mire espansionistiche russe. È vero che gli abitanti avrebbero tutto per essere felici ma è altrettanto vero che è difficile estrarre le ricchezze. Serve tanta tecnologia e le condizioni ambientali sono estreme. Sono spaventato alla sola idea di una industrializzazione della Groenlandia, aprendosi ai capitali stranieri il rischio per loro è di scomparire, in tutto sono solo 55 mila abitanti! I quali sono molto nazionalisti, e vogliono assolutamente restare indipendenti dopo i disastri che ha fatto la Danimarca. Purtroppo il paese soffre un grande divario, fra la costa est e ovest, quest’ultima più moderna, avanzata, dove mediamente sono culturalmente più avanzati. Questa parte del paese vede con favore lo sviluppo in chiave autonomistica".

I giovani vanno via?

"Ci provano, fanno fatica a staccarsi perchè crescono liberi da vincoli, regole sociali. Faccio un esempio: c’è una sessualità molto libera, e anche l’omosessualità viene accettata normalmente. Molti vanno in Danimarca dove però sono emarginati, c’è razzismo nei loro confronti. Spesso ritornano a casa e il suicidio diventa un modo per risolvere i problemi. Purtroppo ho perso così anche qualche amico".

Cosa le è rimasto di questa esperienza?

"La consapevolezza che si può vivere con meno, un approccio alla vita più semplice. I ritmi sono più lenti, è la natura che detta l’agenda, una volta sono rimasto bloccato per 8 giorni, non c’erano le condizioni climatiche giuste per partire. Mi porto nel cuore le tante storie, un rapporto umano così forte non l’ho mai provato. Eppure ho girato il mondo".

Lei ha dichiarato che il suo libro non è né un reportage né un libro esotico, che cos’è?

"E’ un libro di ricomposizione della memoria. E’ stato necessario far sedimentare i ricordi, ci ho messo tanto tempo a scriverlo. Per ricostruire una geografia umana il più possibile neutrale. Senza giudizi morali".

Perchè ha scelto la Groenlandia?

"Sono partito come fotografo nel 2009 per documentare il problema dei suicidi giovanili e successivamente durante il Covid, ho sentito la necessità di completare questo lavoro con la scrittura. Ho vissuto quasi come loro, di conseguenza ho partecipato a drammi e lutti. Quando si dice “è un altro mondo“, ecco nulla di più vero per la Groenandia dell’est, per relazioni sociali, natura... c’è stato bisogno di razionalizzare tutto".

Uppa è il titolo del libro, che significa?

"Nella loro lingua vuol dire “forse“. Per loro è una filosofia di vita, non hanno certezze, se dai un appuntamento spesso loro ti rispondono così “Uppa“...ecco cosa ho imparato, a prendere la vita come viene".