PIERFRANCESCO MARAN*
Cultura e Spettacoli

La Gioconda esposta a Milano 110 anni fa: storia di un giorno speciale dimenticato

Il furto del secolo al Louvre ad opera del varesino Vincenzo Peruggia, il tentativo di vendere l’opera agli Uffizi e il ritorno della Monna Lisa a casa, non prima di un tour italiano che toccò anche Brera. L’assessore Pierfrancesco Maran ricorda quell’evento per i lettori de Il Giorno

La Gioconda esposta a Brera in una foto dell'epoca

La Gioconda esposta a Brera in una foto dell'epoca

È una storia ormai dimenticata eppure è accaduta davvero: tutto nasce dal furto del secolo, perché la Gioconda una volta fu realmente rubata per essere riportata in Italia. Ma partiamo dalla fine, da quando il 30 dicembre del 1913, esattamente 110 anni fa, la Gioconda lascia Milano dopo essere stata esposta per un giorno e mezzo attirando una folla di oltre 60mila visitatori nelle poche ore di permanenza alla Pinacoteca di Brera.

L’allestimento speciale

La Gioconda era arrivata alle 7.10 del 29 dicembre con un treno da Roma a Rogoredo, accompagnata direttamente dal direttore della Pinacoteca Ettore Modigliani. Alle 10 era già esposta nella mostra allestita velocemente in Pinacoteca, Modigliani e i suoi si son dovuti subito concentrare per risolvere un problema di luci che causavano un pessimo riflesso sul vetro messo a protezione. 

La folla e il biglietto da 1 lira

Le vie di Brera brulicano di milanesi accorsi a vedere l’opera. Durante il giorno la visita costa 1 lira e, per decisione del Governo, sarà gratuita dalle 17 per venire incontro a studenti e operai. La folla è enorme! Le strade son così piene, fino a Via Verdi, che i vigili del fuoco in alcuni momenti hanno dovuto usare il getto d’acqua delle pompe per disperdere la folla, i giornali dell’epoca registrano numerosi feriti e malori.

Modigliani e la Gioconda nascosta sotto il letto 

L’esposizione del 29 durò fino alle 3 di notte e la leggenda narra peraltro che, al certo scopo di proteggere l’opera, il direttore Modigliani abbia dormito con il quadro nascosto sotto il proprio letto per il tempo restante. Il mattino dopo la mostra riprende prima per studenti e professori di Brera e poi di nuovo a pagamento, fino al tardo pomeriggio. Alle 20.30 la Monna Lisa sale di nuovo sul treno, questa volta per tornare a Parigi.

Antefatto: il furto del secolo

Tutto però era cominciato due anni prima e grazie ad una leggenda che tutti noi conosciamo: Napoleone ci ha rubato la Gioconda. In realtà la cosa è falsa e Napoleone non c’entra niente, l’acquisizione della Gioconda da parte del Re di Francia, Francesco I, avvenne o direttamente da Leonardo da Vinci nel 1516 o tramite mercanti negli anni immediatamente successivi. Però quella leggenda ci accompagna ancora oggi ogni volta che dobbiamo litigare coi francesi e colpì molto anche il dipendente italiano del Louvre Vincenzo Peruggia che la notte del 20 agosto 1911 trafugò con astuzia l’opera dal museo. Non fu un furto particolarmente difficile, anzi nei giorni successivi emersero delle impressionanti falle nella sicurezza del Louvre.

Apollinaire e Picasso sospettati del colpo

Io non mi capacito di come questa storia non sia già una serie di Netflix. Del furto fu inizialmente accusato il poeta Guillaume Apollinaire, che voleva distruggere l’arte passata per lasciare il posto alle nuove arti. Fu interrogato addirittura Pablo Picasso come persona informata dei fatti, prima di seguire la pista del furto da parte dei tedeschi. Invece l’opera per oltre un anno e mezzo si trovava appesa nella sala da pranzo di Peruggia che aspettava il momento propizio in cui le acque si sarebbero calmate per restituire il dipinto all’Italia (dietro “modico” compenso).

Vincenzo Peruggia e il “furto patriottico”

Dopo un breve periodo a Parigi, la conservò a lungo a Luino per tentare nel 1913, tramite un antiquario, di venderla agli Uffizi. Tuttavia, una volta appurato che non si trattava dell’ennesimo millantatore ma che quella era davvero la Gioconda, l’antiquario Geri e il direttore degli Uffizi Giovanni Poggi, consegnarono il Peruggia alla Polizia. Al Peruggia furono riconosciute molte attenuanti, in un certo senso fu considerato un furto patriottico, e non fece mai un giorno di carcere. Allora i rapporti con la Francia erano particolarmente amichevoli, quindi, prima della restituzione dell’opera, fu concordato un breve percorso espositivo in Italia.

Il tour italiano prima del rientro al Louvre

Così la Gioconda prima fu esposta agli Uffizi, poi a Palazzo Farnese presso l’Ambasciata di Francia, a Natale era alla Galleria Borghese, prima di prendere il treno per Rogoredo ed arrivare alla Pinacoteca di Brera. Tornerà a Parigi il pomeriggio del 31 dicembre e sarà esposta al Louvre prima della mezzanotte non lasciando la Francia fino al 1962, per una mostra a Washington alla presenza di JFK. Chissà se qualcuno dei nonni di chi legge era tra quelle decine di migliaia di milanesi che (in realtà per pochi secondi a testa) poterono ammirare la Gioconda a Milano.

*Assessore del Comune di Milano