
La commedia del regista di “Perfetti Sconosciuti“: "Ogni film è come un figlio. Ti rendi conto se sei riuscito nell’intento solo in sala, quando ti siedi tra la gente".
Prima ha “aperto” i telefonini come scatolette di tonno e ha fatto uscire segreti e bugie delle coppie nel film - diventato un cult - “Perfetti sconosciuti”, campione di incassi, entrato nel guinness dei record per il maggior numero di remake. Ora in “FolleMente” - commedia distribuita da Distribution 01 in uscita il 20 nelle sale - il regista Paolo Genovese dá voce, attraverso gli attori, ai pensieri segreti della mente umana, un posto molto affollato "perché siamo tutti pluriabitati e con diverse personalità".
Il cast sarà sul palco dell’Ariston per presentare il film all’Italia del Festival. E il 18 saranno al Colosseo di Milano. Noi siamo stati alla “prima” anteprima all’Uci Bicocca di Milano. Genovese prende la parola. "L’anteprima è un momento triste per un regista perché in quell’attimo “perde” il film, non è più solo suo. Fino a un secondo prima lo puoi montare, spostare, mettere le musiche, cambiare: non lo ha visto nessuno. Ma quando c’è la proiezione lo perdi come un figlio che va via, diventa del pubblico e non ci puoi più fare nulla. Devo dire che sono contento perché torno a fare una commedia dopo “Perfetti sconosciuti”, dopo nove anni ormai, non perché non ne avessi voglia ma perché per me la commedia è il genere più difficile in assoluto".
“FolleMente” é la storia di un particolare momento della coppia, il primo appuntamento. C’é lui (Edoardo Leo) che si presenta a casa di lei con un mazzo di margherite - e in testa ha anche il derby di Roma che c’è proprio quella sera -. E c’é lei, Pilar Fogliati, che cerca di creare l’atmosfera giusta per l’occasione, accendendo e spegnendo forsennatamente le luci. Prova vestiti improbabili e alla fine opta per una minigonna di jeans che indossa al volo, mentre lui sta già suonando alla porta. Oltre ai protagonisti “reali” del film, appunto Edoardo Leo (Piero, padre separato, insegnante di Filosofia al liceo) e Pilar Fogliati (Lara, single, restauratrice di mobili), ecco gli attori che interpretano in carne ed ossa le “voci interiori” dei due protagonisti. Il regista passa il microfono al cast stellare. Nella mente di lui ci sono Marco Giallini (Il Professore, "sono l’anima più razionale"), Rocco Papaleo (Valium, "io sono confuso e depresso", Claudio Santamaria (Eros, "maschio d’attacco") e Maurizio Lastrico (Romeo, "sono sensibile e romantico"). E a fare da contraltare nella mente di lei Claudia Pandolfi (Alfa, "sono la str...., razionale, determinata"), Vittoria Puccini (Giulietta, "innamorata dell’amore"), Emanuela Fanelli (Trilly, "la parte sensuale, carnale, che spinge a buttarsi di più nelle situazioni") e Maria Chiara Giannetta (Scheggia, "l’anarchica del gruppo"). Tutti insieme a “suggerire”, durante l’appuntamento, le mosse giuste. Ad esempio lui che deve fare, la bacia o aspetta? Santamaria gli suggerisce di sì, Giallini fa il saggio. E lei che deve fare? Attende la prima mossa? Emanuela Fanelli incalza, Claudia Pandolfi la mette in guardia. E la testa va in tilt.
Ma chi comanda veramente alla fine? La parte emotiva o razionale? "L’importante è far emozionare. Nella commedia dovresti far riflettere - aggiunge Genovese - ma dovresti anche far ridere: il riso è sempre una strana magia, un gioco di prestigio. Ti rendi conto se sei riuscito nell’intento soltanto in sala, quando capisci se il film funziona". E Il film funziona, una commedia alla Woody Allen dove i retropensieri risultano la parte più divertente del film stesso, con quei non detti che ognuno di noi nasconde. Come va a finire? I protagonisti si faranno guidare dalla mente o dal cuore?
"Non spoileriamo - conclude Genovese - vi invito al cinema. E visto che è un film sulla mente vorrei che lo spettatore “staccasse il cervello” per un’ora e mezzo".