Tre dischi in quattro anni. Nonostante la quiete e i tempi lenti di quella San Miniato in cui è nata e cresciuta, Emma Nolde si sta abituando a correre. Anche se è proprio contro la frenesia di questi anni convulsi che punta il dito in “Nuovospaziotempo”, l’album che presenta con due sold out, in calendario all’Arci Bellezza oggi e il 27 gennaio prossimo. E il 7 febbraio al Druso di Bergamo.
"Cantare canzoni nuove è più adrenalinico che farlo con quelle del repertorio” dice lei, 24 anni “perché magari ad ascoltarti ci sono le persone a cui ti sei riferita in quei testi (‘Universo parallelo’ parla del padre, ad esempio - ndr) e diventa un faccia a faccia”.
Nella fisica la teoria della relatività ristretta stabilisce un’equivalenza tra lo spazio e il tempo. E nella musica?
"No. C’è qualcosa di stridente tra lo spazio che viviamo e il nostro modo di vivere il tempo. Nella mia giornata-tipo, ad esempio, tranne il momento in cui rincasa mamma, ho solo relazioni digitali. Questo tipo di dinamica mi scolla tantissimo dal tempo e dallo spazio fisico che vivo".
Di tempo non ne è passato molto tra il disco precedente e questo.
"Vero. Ho iniziato a lavorarci che ‘Dormi’ non era ancora uscito. Questo perché ‘Dormi’ è nato in quarantena e sentivo il bisogno di qualcosa di più aderente al momento che stavo vivendo. Finito il liceo scientifico, infatti, mi sono ritrovata chiusa in casa dalla pandemia, costretta a rimandare l’incontro con l’età adulta e con la realtà, le consapevolezze, i problemi della maturità. Quando questo è avvenuto, ho trovato tutto abbastanza impressionante perché mi sono trovata a fare i conti con cose a cui la velocità toglie spesso la possibilità di essere godute".
Riferendosi alla sua vita parla di dinamica strana. Perché?
"I miei hanno divorziato quando avevo dieci anni; una mia sorella fa la ballerina e vive lontana da casa dall’età di tredici anni, l’altra ama la città e abita col babbo, io con mamma che però sta pensando di andare a vivere dal compagno. Quindi, tra qualche tempo, sono io quella che dovrà decidere cosa fare".
Perché nel disco a Niccolò Fabi chiede un punto di vista, mentre a Mecna e a Nayt uno di domanda?
"Perché Fabi potrebbe essere mio padre e mi viene naturale chiedergli delle certezze, mentre Mecna e a Nayt li vedo immersi nei dubbi e nelle domande che mi pongo pure io".