DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

“Elena, la matta“. Commovente storia di libertà

Ogni tanto "je partiva er chicchero". Parole sue. Perché era impossibile sopportare tutte quelle angherie. I soprusi dell’Italia fascista....

Ogni tanto "je partiva er chicchero". Parole sue. Perché era impossibile sopportare tutte quelle angherie. I soprusi dell’Italia fascista....

Ogni tanto "je partiva er chicchero". Parole sue. Perché era impossibile sopportare tutte quelle angherie. I soprusi dell’Italia fascista....

Ogni tanto "je partiva er chicchero". Parole sue. Perché era impossibile sopportare tutte quelle angherie. I soprusi dell’Italia fascista. E lei, Elena Di Porto, le ingiustizie proprio non le poteva digerire. Nonostante la situazione non fosse delle più semplici per questa donna ebra, poverissima e stracciarola, dal carattere ribelle. Separata dal marito, temeraria nei modi e nelle parole, visceralmente antifascista. Innamorarsene era un attimo. Ma ancor meno ci voleva a darle della pazza. Che una donna libera fa già paura a prescindere. Meglio rinchiuderla. Al Santa Maria della Pietà. Dentro e fuori dall’ospedale psichiatrico fino al 16 ottobre 1943: il giorno del rastrellamento del ghetto di Roma. Una storia da raccontare. E da non dimenticare. Che da qualche tempo condivide sul palco Paola Minaccioni. Il suo "Elena, la matta" arriva da stasera ospite del Teatro Carcano, per la regia di Giancarlo Nicoletti. Testo invece di Elisabetta Fiorito, liberamente ispirato al libro di Gaetano Petraglia "La matta di piazza Giudìa" (ed. Giuntina). Mentre in scena Minaccioni è supportata dalle musiche di Valerio Guaraldi, eseguite dallo stesso autore insieme a Claudio Giusti. "Ho voluto raccontare questa storia per dare di nuovo vita a Elena – sottolinea l’attrice romana –, per me è stato infatti un incontro folgorante e la sento dentro come fosse una sorella. Una donna alla quale ispirarsi ogni giorno, una storia di libertà che spero commuova il pubblico come ha commosso me". D.V.