
TALENTO Costanza Principe, nipote del musicologo Quirino, nata nel ’93 nelle Marche e cresciuta a Milano, da 6 anni vive in Gran Bretagna
Milano, 12 febbraio 2017 - Costanza Principe, classe 1993, nata a San Benedetto del Tronto, cresciuta a Milano, da sei anni risiede a Londra, è una pianista da ascoltare e seguire di concerto in concerto. Elegante e intensa, vincitrice di premi pianistici internazionali, è nipote del grande musicologo Quirino Principe, di cui confida: «Per me è solo il nonno. So che qualsiasi strada avessi intrapreso l’avrebbe incoraggiata: sono sua nipote». L’artista si esibisce oggi allo Spazio Teatro 89, in via Fratelli Zoia 89, alle 17; in programma il “Concerto nach Italienischem Gusto BWV 971” di Bach, “3 Klavier-Stücke D 946” di Schubert, “Peter Grimes Fantasy by Benjamin Britten” di Stevenson, “Neue Waltzer op.91 per pianoforte a quattro mani” di Hummel che eseguirà con Luca Ciammarughi. Una selezioni di brani per un titolo singolare “Viandanti, pescatori e condottieri”.
Come avete scelto il programma? «Con il direttore artistico abbiamo cercato di trovare un filo conduttore fra Italia e Inghilterra, partendo dal Concerto Italiano di Bach, attraversando i valzer di Hummel, il viandante di Schubert e nel finale Britten rivisto da Stevenson, compositore e pianista inglese. In questi due Paesi c’è la mia vita».
Che significato hanno, per lei, il viaggio, il mare? «È la mia condizione, anche se a volte mi mette ansia. Sono nata in una città di mare, dopo il viso dei miei genitori è la prima immagine che ho memorizzato. Devo vivere in un luogo in cui ci sia l’acqua, non posso più farne a meno».
Cosa le ha dato l’Italia e cosa ha trovato a Londra? «All’estero ho iniziato ad apprezzare il mio Paese, mi ha insegnato a convivere con la bellezza, ogni volta che torno mi si stringe il cuore. Qui sento il calore delle persone, Londra è fredda, ma più organizzata e dà maggiori opportunità ai giovani. Conosco tanti ragazzi italiani della mia età che si sono trasferiti. Da noi l’istruzione è più alta e ampia, meno settoriale, i ragazzini inglesi già a 13 anni sanno cosa fare da grandi e si concentrano su quello».
Che differenza trova fra il pubblico italiano e quello inglese? «All’estero il pubblico è più giovane, da noi la musica classica è vissuta come qualcosa del passato, d’altra parte non si è mai investito sull’educazione musicale. Mi sono avvicinata al pianoforte perché l’avevamo in casa, mamma e papà sono pianisti. A sei anni ho chiesto loro di insegnarmi a suonare e ho cominciato».
Chi l’ha incoraggiata a intraprendere la carriera pianistica? «I miei mi hanno sempre lasciata libera, a lungo sono stata incerta se iscrivermi all’università o continuare con la musica. Ricordo che la sera prima di partire per Londra mamma si è avvicinata e mi ha chiesto: Costanza sei sicura di non volere fare il test per medicina? Anche quello era un mio sogno».
Cosa porta sempre con sé? «I libri: sto leggendo “Innamoramenti” di Javier Marias, un autore fantastico, ha una scrittura incredibile. Poi voglio rileggere “L’incredibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera. Le letture rispecchiano ciò che sto vivendo».