Un Caravaggio da Capodimonte. La Flagellazione arriva a Monza

Il dipinto sarà esposto al Salone delle Feste fino al 17 aprile di MONICA GUZZI

«La Flagellazione di Cristo» di Caravaggio, olio su tela datato 1607 (dettaglio)

Monza, 16 marzo 2016 - La Reggia di Monza e Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, tornano a incontrarsi. Per il secondo anno le linee neoclassiche della Villa voluta nel 1777 dall’imperatrice d’Austria Maria Teresa e realizzata in tre anni dal Piermarini faranno da sfondo ai drammatici chiaroscuri di un dipinto di Caravaggio. Dopo il «San Francesco in meditazione», ospitato lo scorso anno al Serrone, da oggi appassionati e visitatori potranno infatti ammirare gratis «La Flagellazione di Cristo» nel Salone delle feste, dove resterà per un mese. Appuntamento al primo piano nobile fino al 17 aprile con una delle opere più importanti della produzione napoletana del Caravaggio, proveniente dal Museo di Capodimonte.

Appartenente al patrimonio del Fondo degli edifici di culto, l’olio su tela (286×213 centimetri), datato 1607, fu commissionato per la cappella della famiglia De Franchis nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Fu realizzato un anno dopo la famosa rissa che portò alla morte di Ranuccio Tomassoni e alla fuga da Roma di Caravaggio, dichiarato colpevole di assassinio. L’artista si rifugiò a Napoli, per cominciare una serie di soggiorni a Malta, Siracusa e Messina. La famiglia De Franchis apparteneva a un gruppo di notabili di recente affermazione, una rapida ascesa suggellata dalla “conquista” di una cappella in San Domenico Maggiore, dove quando la tela commissionata a Caravaggio venne esposta provocò grande scalpore. Così racconta l’evento Bernardo De Dominci nelle sue Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani (1743): «La nuova maniera di quel terribile modo di ombreggiare, la verità di quei nudi, il risentito lumeggiare senza molti riflessi, fece rimaner sorpresi, non solo i dilettanti, ma i professori medesimi».

Nella Flagellazione, Cristo è legato alla colonna, intorno alla quale spiccano i torturatori, mentre il terzo, quasi completamente in ombra rispetto agli altri, è chino in primo piano. La lavorazione fu travagliata: segni di pentimenti e ridipinture sono evidenti nella parte inferiore, dove le radiografie hanno rivelato una testa d’uomo, probabilmente del committente, poi cancellata. Probabilmente l’opera fu cominciata nel primo soggiorno napoletano e completata al ritorno da Malta.

Il percorso della visita è di tipo didattico. Le guide accolgono gruppi di 20-25 persone alla volta. All’ingresso una serie di elementi didascalici veicolano una prima conoscenza sommaria della figura dell’artista, segue un video con particolare focus sulla produzione napoletana, a partire dalla stessa chiesa di San Domenico. Ingresso libero. Orari: da martedì a domenica 10-19; venerdì 10-22, lunedì chiuso