MARIACHIARA ROSSI
Cultura e Spettacoli

Antonio Dikele Distefano debutta con Autumn Beat: "Dalla strada a regista, la mia favola"

L'esordio dello sceneggiatore di origine angolane. Il film disponibile dal 10 novembre su Prime Video

Antonio Dikele Distefano

Milano - ​Il filo conduttore è la musica, e non potrebbe essere altrimenti per un autore che ha iniziato a muovere i primi passi a Milano proprio facendosi conoscere in quell’ambito, la storia di una famiglia di neri di seconda generazione che cerca di cavarsela in mezzo a difficoltà quotidiane dovendosi scontrare con differenze sociali, economiche e culturali, che ancora paralizzano alcune realtà del capoluogo lombardo, il motore propulsore di tutta la storia. "Autumn Beat", disponibile dal 10 novembre su Prime Video, è il film che segna l’esordio alla regia di Antonio Dikele Distefano, scrittore e sceneggiatore di origine angolane ma cresciuto tra Ravenna e Milano, che basandosi sul romanzo pubblicato per Rizzoli “Qua è rimasto autunno”, ha messo per la prima volta in scena dal suo personale punto di vista il mondo che lo circonda, senza mai allontanarsi troppo da quello specchio di società di cui lui è testimone.

Come si è avvicinato alla regia? "Ho voluto mettermi alla prova. Arrivavo da un periodo in cui avevo perso un po’ di fiducia in me stesso, e Prime Video ha creduto subito nelle mie potenzialità dandomi la possibilità di raccontare il mio vissuto e quello che mi piace fare senza filtri, rimanendo fedele alla trame e aiutandomi a trasferire su pellicola la versione migliore del racconto. Lavorare con un cast di giovani attori professionisti, preparati e seri è stato un valore aggiunto: ogni volta che mi siederò sul divano a guardare questo film mi sentirò orgoglioso non solo per aver realizzato un’opera artisticamente ben fatta, dal montaggio alla fotografia, ma per aver aperto la strada a molti giovani di colore che ora possono vedere nuovi modelli di riferimento anche nel mondo cinematografico".

Quando c’è di autobiografico in questa pellicola? "Molto. Cerco di trasmettere un messaggio di cauto positivismo che fa parte della mia personalità: nel film questo aspetto è evidente nella scena dove Tito, il fratello minore, proprio quando pensa di non avere più opportunità riceve il regalo più bello dalla vita, una nipotina da cui ricominciare. Ecco questa è la storia della mia vita. Vent’anni fa dormivo davvero per strada con mia mamma e le mie sorelle, poi un giorno una signora di origini nigeriane ci diede una mano portandoci a vivere nel suo appartamento per alcuni mesi. Ora invece sono qui a parlarvi di un film che ho scritto e diretto. Ribadisco quanto già detto “Non smettete mai di credere nei vostri sogni”".

Che ruolo svolge la musica rap nel film? "Non volevamo realizzare un film sul rap ma un prodotto che venisse preso in considerazione per raccontare la scena rap italiana, tanto che Gue Pequeno, Sfera Ebbasta ed Ernia, hanno partecipato con entusiasmo ad alcune scene. Il rap sta dominando le classifiche italiane anche grazie a quei ragazzi neri di seconda generazione nati a Milano a c cui dico “Capisco la vostra rabbia. Fate come me, raccontate“".