Annalisa ospite nella redazione de Il Giorno: "Bye bye, la mia festa" / FOTO

Dal nuovo album al live dell’Alcatraz, tuffo nell’energia delle origini

Annalisa in redazione per la diretta Facebook

Milano, 5 maggio 2018 - “Nali” in redazione. Nell’attesa di sbarcare il 14 maggio all’Alcatraz, Annalisa è approdata ieri al Giorno col bagaglio dell’ultimo album “Bye bye”, pubblicato lo scorso febbraio sulla scia del terzo posto al Festival di Sanremo (con “Il mondo prima di te”), e di quella grande voglia di tornare a raccontarsi sulle scene che la vede provare proprio in questi giorni in uno studio di Milano il suo nuovo show. «Festeggeremo il nuovo album con due concerti speciali a Roma e a Milano in cui avrò ospiti Mr. Rain che Benji & Fede», anticipa la cantante savonese, 32 anni, rivelata al grande pubblico nel 2011 dal secondo posto ad “Amici”. «La scelta dei club è legata proprio al desiderio di recuperare le sensazioni di quando, tra i 14 e i 23 anni, suonavo nei club. Ritrovare la dimensione di allora con qualcosa di energico, divertente, che faccia stare bene».

A proposito, quanto c’è in quest’ultimo album della primissima Annalisa?

«Probabilmente, dei sei pubblicati finora, “Bye bye” è il disco in cui è più presente il modo di scrivere e di vivere la musica che avevo in quegli anni là. E parlo di naturalezza, spontaneità, e anche un pochino d’incoscienza».

A nove anni diceva “da grande voglio fare la cantante”, poi ha corretto il tiro in “cantautrice”. Quando è avvenuto?

«Forse alle medie, ho cominciato ad approfondire il mestiere della musica; mi sono resa conto che una canzone era bello cantarla, ma pure scriverla».

Oggi che firma per Tony Hadley, per Gianna Nannini, per Benji & Fede, cosa prova?

«Sono state delle sorprese pazzesche. Quando mi hanno detto che forse la Nannini avrebbe inciso un mio pezzo, l’ho nascosto ai miei genitori fino al sì definitivo per evitare che si sentissero male».

Per chi le piacerebbe scrivere?

«Di artisti del cuore ne ho tantissimi. A cominciare da Tiziano Ferro, che però non ha certo bisogno delle mie canzoni. Sono aperta a qualsiasi collaborazione a cui possa apportare qualcosa di positivo».

Quanto incide la razionalità della sua laurea in fisica sull’astrattezza della musica e viceversa?

«La passione per la musica è innata, mentre quella per la scienza me la sono andata un po’ a cercare. Hanno nature diverse, ma pure qualche punto d’incontro come ad esempio la creatività; il cercare di spiegare qualcosa. La fisica prova a spiegare i fenomeni, la canzone sensazioni, emozioni, sentimenti, storie, ricordi, speranze».

La scienza ha le sue regole, la musica molte meno. Quindi non è possibile un approccio scientifico con la musica.

«Nella canzone sono troppe variabili imponderabili per consentire la costruzione di una “regola”».

Ma la dottoressa Annalisa Scarrone la scriverebbe mai una canzone “divulgativa” sull’Equazione di Dirac, conosciuta anche come l’”equazione dell’amore”?

«Dice che dal momento in cui due sistemi iniziano ad interagire tra loro per un certo periodo di tempo diventano un sistema solo e continuano ad influenzarsi a vicenda pure una volta separati. Un po’ quello che succede a due persone quando s’incontrano. Io non sarei capace di scrivere su un argomento del genere, ma magari Franco Battiato sì».

Lei ha pure condotto trasmissioni televisive a carattere scientifico. Ha mai riflettuto sul fatto che in giro di cantanti ce ne sono tanti mentre di divulgatori no?

«Mai avrei pensato di poter fare qualcosa del genere. Mi sono divertita molto a realizzare produzioni come “Tutta colpa di Darwin” e credo che, quando una cosa ti viene naturale, vada in qualche modo coltivata. Ma sostituire la mia passione primaria con la conduzione televisiva no, non potrei farlo».