Milano - «Ci siamo pentite? Assolutamente no. Facevamo quello che tutti continuano a fare, in primis lo Stato con il gioco d’azzardo. Per noi è una pagina chiusa". L’ex regina delle televendite Wanna Marchi e sua figlia, Stefania Nobile, ripercorrono una storia di ascesa e caduta, da quando dichiaravano "guerra al lardo" in Tv fino all’inchiesta sulla rete di raggiri legati alla vendita dei numeri del lotto e a riti contro il malocchio che fece crollare il loro impero. Le condanne, a poco meno di dieci anni, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata. La nuova vita dopo il carcere e, ora, il ritorno della ribalta mediatica con la docuserie su Netflix.
Wanna Marchi, ha visto la serie? "Mi è piaciuta, anche se per raccontare le nostra vita servirebbero altre puntate. Così è incompleta".
Com’era l’Italia, all’epoca del suo debutto televisivo? "Era una bell’Italia che ora non c’è più. In quegli anni avrei preso il mitra per andare contro tutti. Adesso lo appoggio a terra, non mi interessa più combattere. Guadagnavamo un sacco di soldi".
Poi è arrivata l’inchiesta: i processi e le condanne. Vi siete pentite per le truffe? "Mai, noi odiamo i pentiti. Non ci piace la gente che chiede scusa per avere uno sconto di pena. Non si torna indietro. Poi sono talmente giovane, ho 80 anni. Sai quanti errori commetterò ancora".
Perché non vi siete fermate? "La nostra non era una macchina da fermare, funzionava benissimo. Facevamo quello che tutti continuano a fare, in primis lo Stato con gratta e vinci, slot machine, giochi online. È tutto una truffa, solo che Wanna Marchi e Stefania Nobile non hanno appoggi politici. Sarebbe lo Stato il primo da fermare. I numeri che le persone compravano da Do Nascimento venivano giocati ai botteghini del lotto, e lo Stato incassava".
Ci sono state persone rovinate dalle vostre truffe. "Ma quali vittime, non ho mai visto persone morire per strada. La vittime siamo noi due, anche se non ci definiamo tali. È stato tutto una farsa, con la campagna mediatica che ci fu, arrivarono solo 78 denunce. Entravano in Tribunale con le proprie gambe e facevano finta di svenire in aula. Hanno detto senza pezze giustificative di aver pagato una cifra e gli è stata riconosciuta triplicata più il danno biologico. Alla fine siamo state truffate noi. Come ha detto Sgarbi, bisognerebbe vedere il lato ironico".
Sareste disponibili a incontrare, dopo tanti anni, le vittime? "Io non avrei nessun problema, sono loro che si nascondono. C’è gente che ha speso centomila lire e ha comprato l’appartamento".
Perché le persone si fidavano di voi? "Si fidano ancora. Appena abbiamo parcheggiato, i passanti si sono fermati per fare video. Ci hanno chiesto se abbiamo lo “scioglipancia“ (uno dei prodotti venduti in Tv, ndr ). Ci sarà a breve, ma nel Metaverso".
Che ricordi avete degli anni del carcere? "È la cosa più brutta che possa capitare, ma ci ha cambiate in meglio. Abbiamo anche scritto un libro, “Fine pena mai“, perché l’Italia ti mette addosso un marchio indelebile, non smetteremo mai di scontare la pena. Con questo libro ci siamo tolte qualche sassolino. In carcere possono anche nascere belle amicizie, come quella con Pina Auriemma (la “maga“ tra i condannati per il delitto Gucci, ndr ). Ci sentiamo sempre e facciamo volontariato in carcere con “Nessuno tocchi Caino“".
Da regina delle televendite a nome che, anche nel linguaggio comune, è diventato sinonimo di raggiro. Chi è Wanna Marchi? "Sono sempre io, la regina incontrastata. Un successore deve ancora nascere".
Incontrerete Do Nascimento? "Vorrei andare in Brasile a trovarlo. Gli direi di tagliarsi la barba e mettersi un po’ in sesto, è ancora un bellissimo uomo".
Lui, però, è sfuggito alla giustizia. "Ognuno vive la paura a modo suo, non si può giudicare".
Sta ricevendo proposte per tornare in tv? "Ne ricevo tutti i giorni ma sono selettiva e costo molto caro. Quando ci siamo noi l’audience schizza. Rispetto ai miei tempi, però, la tv ha poco di interessante. Manca la libertà di parola, hanno messo in croce pure Fausto Leali...".
Di cosa vive? 600 euro al mese di pensione? "Quelli bastano solo per il parrucchiere. Per fortuna ho dei figli che guadagnano bene e mi mantengono. Il problema è che tanti italiani ci vivono veramente con quei soldi".
Andrete a vivere in Albania? "Stiamo già facendo i bagagli. Almeno la pensione diventerebbe netta: con 750 euro al mese potremmo quasi vivere. Farò la mamma pensionata".
La vostra è anche la storia di un rapporto madre-figlia, inseparabili. Avete mai litigato? "Tutti i giorni, chi si ama molto litiga. Poi noi abbiamo due caratteri opposti, forse per questo stiamo bene insieme".