Cos'è il virus di Marburg e come ci si infetta? Sintomi e rischi. Perché si chiama così

Oms e virologi al lavoro dopo i casi sospetti in Ghana e il la paura di un'epidemia

Un laboratorio di biosicurezza

Un laboratorio di biosicurezza

I primi due casi sospetti del Virus di Marburg in Ghana accendono l'attenzione della sanità mondiale e del pubblico attorno a questo virus isolato per la prima volta lo scorso anno in Guinea. Simile all'Ebola e causa di febbre emorragiche acute, il virus ha provocato la morte dei due primi contagiati in Guinea (secondi nell'Africa Occidentale) e ora sono è in corso un monitoraggio clinico  sui 34 contatti stretti delle vittime, già messi in quarantena in attesa dell'esito positivo o negativo dei test. Si tratta, tuttavia, ancora di casi sospetti visto che la conferma dovrà arrivare da Dakar in Senegali, dovo sono stati inviati i campioni di sangue.

Focolai

L'Oms, intanto, è già al lavoro per sostenere le autoritò ghanesi nel tracciamento e fa sapere che "i preparativi per la risposta a una possibile epidemia vanno fatti con velocità mentre ci sono ulteriori indagini in corso". Sempre l'Oms ha ricordato che la Guinea ha confermato un caso del virus a settembre 2021 mentre i precedenti e sporadici casi di virus Marburg in Africa sono stati segnalati in altre regioni: Angola, Repubblica democratica del Congo, Kenya, Sudafrica e Uganda.

I sintomi

I sintomi della malattia provocata dal virus di Marburg includono febbre, mal di testa, rigurgito di sangue e dolori muscolari. I sintomi si manifestano entro sette giorni dall'infezione.

Contagio e cure

L'infezione viene trasmessa alle persone dai pipistrelli della frutta. Il contagio avviene poi con il contatto con sangue infetto, altri fluidi o tessuti corporali o materiale o superfici infetti. Non esistono vaccini né cure approvate per affrontare questo virus ma va sottolineato che la capacità di trasmissione è molto bassa e che si tratta di un virus piuttosto raro. 

Perché si chiama così

Si chiama virus di Marburg perché il primo focolaio conosciuto, con una trentina di persone colpite, si verificò in Germania Occidentale nel 1967, a Marburg e Francoforte, con altri due casi a Belgrado, in Jugoslavia. A provocarlo furono alcuni cercopitechi (famiglia di scimmie) infetti, che vennero spediti a tre diversi laboratori in Europa.

Letalità

Il noto virologo italiano Andrea Crisanti spiega che "il Marburg ha una letalità del 30-35%. Ebola pure aveva una letalità del 40% circa ed è un virus che ha un indice di trasmissione bassissimo. Non dà grossi problemi epidemiologici". I tassi di mortalità dei casi sono variati dal 24% all'88% nei focolai passati, a seconda del ceppo del virus e della gestione dei casi. Sebbene non ci siano vaccini o trattamenti antivirali approvati per il trattamento del virus, le cure di supporto - la reidratazione con fluidi orali o endovenosi - e il trattamento di sintomi specifici migliorano la sopravvivenza. Una gamma di potenziali trattamenti, inclusi emoderivati, terapie immunitarie e terapie farmacologiche sono in corso di valutazione.