ROBERTO CANALI E FEDERICO MAGNI
Cronaca

Villa Olmo a Como senza pace, troppe spese per il parco: affitto a privati e pedaggio

Sul futuro della dimora simbolo di Como è polemica

Villa Olmo a Como (Cusa)

Como, 6 gennaio 2018 - Non bastavno le paratie, adesso a preoccupare a Como c’è anche un altro simbolo del lago, la magnifica Villa Olmo probabilmente la dimora più bella della città costruita alla fine del 1700 per essere la dimora estiva del marchese Odescalchi. Divenuta di proprietà del Comune di Como agli inizi del ‘900, la villa per anni è stata utilizzata come sede di rappresentanza per i grandi eventi. In tempi più recenti le sue sale si sono trasformate addirittura in un museo, durante la stagione delle Grandi Mostre. Le mostre, si disse, erano state un grande spot ma alla fine erano costate più di quanto avevano reso in termini di biglietti venduti mentre il grande parco andava in malora.

Questo almeno finché la giunta di centrosinistra, che nel frattempo era subentrata alla guida della città, non si è imbarcata in un grande progetto di recupero della villa e dei suoi giardini grazie a un mega finanziamento di 5 milioni di euro messo a disposizione dalla Fondazione Cariplo. Nell’ultimo anno oltre 24mila essenze sono state messe a dimora insieme a 260 alberi. Quando già i comaschi pregustavano la possibilità di tornare a passeggiare nei giardini di Villa Olmo, che riapriranno ufficialmente al pubblico a partire dal maggio prossimo, la doccia gelata: mantenere piante e fiori rischia di costare troppo, ben oltre la stima di alcune decine di migliaia di euro. «Abbiamo chiesto a diversi esperti e siamo nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro – spiega il neosindaco Mario Landriscina – questo ci costringe a ripensare l’utilizzo della villa».

Tradotto significa che più che una casa della cultura Villa Olmo potrebbe trasformarsi nel set di matrimoni di lusso ed eventi delle multinazionali del lusso, con buona pace dei comaschi che adesso rischiano di dover pagare anche un biglietto per poter accedere ai giardini. «Mi pare che il sindaco vada un po’ fuori strada con queste idee tese a lasciare Villa Olmo con il compito di finanziarsi da sola - spiega -. Quali apparati ha Villa Olmo per sostenersi senza l’aiuto del Comune?» si chiede Giorgio Cavalleri, storico e autore di diversi libri sulla vicende comasche. Sempre presente nella cultura cittadina, grande appassionato e cultore d’arte, anni fa il Comune lo ha omaggiato con la benemerenza civica, l’Abbondino. «A Como purtroppo si ha ancora la mentalità che la cultura e l’arte siano cose che non portano alcun vantaggio alla collettività, all’economia della città e del luogo - prosegue - invece è il contrario. La cultura se ben organizzata è fonte di guadagni. Molte altre città lombarde come Mantova, Brescia, Bergamo o Cremona hanno capito che la cultura può essere fonte di economia, diretta e soprattutto nell’indotto. Villa Olmo - conclude - è il vero polo d’attrazione culturale e quindi anche turistico della città. È come Palazzo Te a Mantova, Palazzo Ducale a Venezia. Occorre creare un’organizzazione che sappia, attraverso i finanziamenti, far rendere un patrimonio come Villa Olmo. Certo, ci vuole l’organizzazione».