Ritardi sui vaccini, campagna di massa a rischio

Il commissario per l'Emergenza Arcuri lavora al ricorso contro Pfizer. Problemi anche per AstraZeneca

Il vaccino anti Covid

Il vaccino anti Covid

Milano, 23 gennaio 2021 - Esplode il caso vaccini, fra ritardi nelle consegne e tensione con i fornitori. L'Italia potrebbe trovarsi ad affrontare la seconda fase della campagna di immunizzazione, quella riservata alle persone comprese fra i 60 e i 79 anni (13 milioni di persone) e a chi è colpito da patologie croniche (oltre 7 milioni di nostri concittadini), mentre è impegnata in una battaglia con le aziende produttrici dell'antidoto al Covid-19, fra ricorsi legali e richieste di rispetto delle intese.

Il caso Pfizer

Domenico Arcuri
Domenico Arcuri

Attualmente l'azienda sta lavorando per portare la produzione da 1,3 miliardi a 2 miliardi di dosi per il 2021, quindi 700 milioni in più di quelle previste inizialmente, a seguito della richiesta della Comunità Europea. Certezze, però, al momento non ce ne sono ancora. Per questo l'Avvocatura di Stato sta lavorando a un ricorso per chiedere i danni a Pfizer della mancata consegna delle ultime ore. Oggi Arcuri e i legali dell'Avvocatura s'incontreranno per mettere a punto il documento. Intanto si fanno sentire i primi effetti dei ritardi: alcune regioni hanno dovuto rimandare l'avvio delle iniezioni per gli over 80. Nel frattempo il governo prova comunque a proseguire nella campagna per la vaccinazione di massa, che però è sempre più lontana, date appunto le difficoltà della società produttrici. Il commissario per l'Emergenza ha pubblicato il bando che prevede la realizzazione delle prime 21 primule - i gazebo progettati dall'architetto Boeri - che sono previsti in ogni capoluogo d'Italia: avranno una superficie complessiva di circa 315 metri quadri, una pianta circolare con una ventina di metri di diametro, una sala d'attesa, punti di somministrazione e anamnesi e una sala di attesa post vaccino, con una permanenza prevista di quindici minuti, per il controllo su eventuali reazioni. Ma nella lista dei complessivi 1.500 centri vaccinali indicati dalla Regioni ci sarebbero anche palazzetti e fiere.

AstraZeneca in ritardo

Anche un'altra delle aziende impegnate nella realizzazione dei vaccini, l'anglosvedese AstraZeneca, che attende per fine mese il via libera definitivo dall'Ema sul suo composto, ha "messo le mani avanti". L'Unione Europea, infatti, si attendeva l'arrivo di cento milioni di dosi nel primo quadrimestre dell'anno, ma la compagnia avrebbe informato Bruxelles di poter arrivare a malapena a superare quota 30 milioni. Il motivo? Non meglio precisati "problemi tecnici nella produzione". Un calo che colpirà anche l'Italia, in attesa di 40 milioni di fiale dell'antidoto elaborato in collaborazione con l'università di Oxford, 16 milioni in consegna entro marzo. Numeri che dovranno essere necessariamente rivisti al ribasso.

Il pit-stop di AstraZeneca ha provocato profonda irritazione ai vertici dell'Unione Europea. La commissaria continentale alla Salute, Stella Kyriakides, ha reso noto sul suo account Twitter, che la Commissione e gli Stati membri hanno reagito con "profonda insoddisfazione" all'annuncio di AstraZeneca di un ritardo previsto nel programma di consegne dei vaccini che è stato concordato nei contratti congiunti di forniture dell'Ue con la società farmaceutica.

"I rappresentanti di AstraZeneca - ha scritto Kyriakides su Twitter - hanno annunciato ritardi nella consegna dei vaccini rispetto alle previsioni per il primo trimestre di quest'anno". "La Commissione e gli Stati membri - riferisce la commissaria Ue alla Salute - hanno espresso profonda insoddisfazione al riguardo. Abbiamo insistito su un preciso programma di consegne delle dosi in base al quale gli Stati membri dovrebbero pianificare i loro piani di vaccinazione, subordinatamente alla concessione di un'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata", che verrà approvata dalla Commissione dopo il via libera dell'Ema. "La Commissione continuerà a insistere con AstraZeneca per predisporre misure che aumentino la prevedibilità e la stabilitàdelle consegne e l'accelerazione della distribuzione delle dosi", conclude Kyriakides.

L'Ungheria fa la spesa in Russia

L'Ungheria si è mobilitata autonomamente e ha firmato un accordo per acquistare due milioni di dosi del vaccino russo, sebbene non sia stato ancora esaminato dalle autorità sanitarie europee. Al momento tra il gruppo che sviluppa Sputnik V e l'Agenzia europea dei medicinali per l'avvio dell'analisi scientifica dei dati ci sono stati infatti soltanto contatti preliminari, così come quelli con l'azienda cinese Sinovac Biotech. Sul tema della produzione delle fiale è intervenuta anche la Pontificia Accademia per la Vita, che ribadisce "l'urgenza di individuare opportuni sistemi per la trasparenza e la collaborazione".