Terremoti, anche la storia insegna a capirli: "Ecco le faglie che solcano la Lombardia"

A una settimana dal sisma che ha sorpreso Milano, l’analisi del geologo della Bicocca Alessandro Tibaldi: secoli di accumulo di energia

Terremoti in Lombardia

Terremoti in Lombardia

Milano, 24 dicembre 2020 - Una settimana fa il “terremoto di Milano”, il più intenso degli ultimi 500 anni. Riparte dalla storia per tracciare proiezioni, preziose per il futuro, Alessandro Tibaldi, geologo e docente di Geologia strutturale, Tettonica attiva e Vulcanotettonica all’Università di Milano-Bicocca.

Ci mancava solo il terremoto, si ripeteva giusto una settimana fa a Milano. Perché colpisce? "Nella casistica dei terremoti una magnitudo di 3.9 della scala Richter rappresenta un valore medio e medio-basso, ma più alto rispetto a quella che è la storia di Milano e crea disagio: lo si sente soprattutto ai piani alti, si teme possano seguire repliche eventualmente più forti. Ed è difficile prevedere se sia il primo di una sequenza o un episodio isolato. Altro dato che colpisce: la profondità. Rispetto alle primissime valutazioni dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia che stimavano una profondità di 7,9 chilometri il dato è stato corretto: è avvenuto a 56 chilometri di profondità". A cosa lo si deve? "Ci sono faglie attive anche sotto Milano, ma si muovono poco e abitualmente accumulano poca energia. Alla base c’è sempre il sistema della tettonica a placche: la placca africana e quella europea si avvicinano. È come se i blocchi che costituiscono l’Appennino settentrionale si stessero avvicinando a quelli che costituiscono la parte meridionale delle Alpi e la Pianura Padana si stesse “chiudendo”. Quando i blocchi di roccia si muovono di colpo lungo il piano di faglia, liberano energia sotto forma di onde sismiche. Parliamo di movimenti di un millimetro all’anno, nella parte della pianura orientale di 2 millimetri. Ma vanno inquadrati nella storia". Ripercorriamola. Partiamo da Milano. "Il più recente prima del 17 dicembre c’è stato il 15 giugno 2016: scala Richter di 2.6 e Milano se ne è dimenticata. Fu molto più superficiale. Nel 2005 ci fu un terremoto di magnitudo 3.4 nel Sud Ovest di Milano. Andando indietro nel tempo, per trovare un terremoto comparabile all’evento di giovedì si arriva al 1473, a più di 500 anni fa. E, andando ancora più a ritroso, nella vicina Monza nel 1396 si raggiunse addirittura il grado 5.3 della scala Richter". E nelle altre province? "Allargando lo spettro, ricordiamo il terremoto del 1951, nel Lodigiano, che raggiunse i 5.2 della scala Richter e creò il panico. Quello del 1851 in Valtellina si sentì fino a Milano. E nel Bresciano, nel 1222, ci fu un terremoto di magnitudo 5.7. Una forza in gioco 30 volte più forte rispetto a un 4.7, su scala logaritmica. Il più forte della Pianura Padana fu nel veronese, nel 1117, con una magnitudo di 6.5. E Il Veronese è l’area che più ci preoccupa nella pianura". Perché? "In futuro non sappiamo quando si ripeterà un terremoto di simile magnitudo, ma sappiamo che è dal 1117 in quell’area si accumula energia. Quei famosi 2 millimetri di movimento all’anno dal 1100 sono duemila millimetri, ovvero 200 centimetri, 2 metri. Si è accumulata energia sufficiente a spostare di due metri le rocce". Quali insegnamenti possiamo ricavare dal passato? "Noi geologici e sismologi studiamo non solo i terremoti storici ma anche quelli preistorici per fare delle proiezioni di quello che potrebbe accadere. I terremoti non si possono prevedere, ma possiamo prevedere una certa accelerazione utile ad architetti e ingegneri per progettare edifici e infrastrutture che sappiano resistere a questa accelerazione e per mettere in sicurezza il patrimonio storico".