
Telemedicina
Milano, 1 giugno 2020 - Veronica Jagher, direttore mercato sanità di Microsoft per l’Area Western Europe, ha appena presentato la piattaforma di intelligenza artificiale ideata con l’ospedale San Raffaele di Milano e un altro big della tecnologia come Nvidia: un algoritmo consentirà di calcolare il rischio che il Covid-19 possa degenerare nelle forme più gravi quando i sintomi sono ancora lievi, permettendo ai medici di intervenire tempestivamente. "È un progetto eccellente di sanità digitale. Lo ha detto anche il professor Tacchetti del San Raffaele: la tecnologia può aiutare a intervenire prima, in modo preciso. E questo sistema si può sviluppare ulteriormente".
Da anni si parla di sanità digitale, di big data. A che punto siamo? "Fino a ieri si parlava di big data, ma poche strutture li utilizzano. Il Covid ha dimostrato quanto siano necessari: arrivavano in ospedale pazienti senza che si potesse conoscere il fattore di rischio. La tecnologia lo consente, gli algoritmi lo possono calcolare".
Il ritardo è una questione tecnologica? "No, abbiamo tutto. L’importante è utilizzare correttamente questi strumenti: si parla di big data, ma non basta. Dobbiamo far arrivare al medico solo le informazioni utili. Gli strumenti ci sono".
Ad esempio? "Uno è quello sviluppato col San Raffaele. Inoltre possiamo aiutare i medici permettendo loro di trovarsi virtualmente in ambienti condivisi: Teams, la piattaforma per incontri e riunioni a distanza che in un mese ha avuto un incremento del 775% in Italia, è stata verticalizzata per consentire a diversi specialisti di gestire pazienti. Penso al caso di un malato di tumore al pancreas dove è importante valutare come cammina o fa le scale: al Karolinska (Svezia) il paziente carica il video per essere valutato".
Quali i vantaggi per i cittadini? "Meno costi, più soddisfazione. Un cittadino che può accedere sempre ai propri dati è incentivato a farsi curare".
È sufficiente l’attuale livello di educazione digitale? "Sì, ma stiamo comunque lavorando con una rete di università europee, tra cui il San Raffaele, per migliorare le competenze digitali. Ci sono sperimentazioni concrete positive: penso al nostro Healthcare Bot, un assistente virtuale che ha alleggerito il carico di telefonate ai centralini nelle prime settimane di emergenza Covid. Un paziente spiega i sintomi, il chatbot fa da primo filtro e successivamente passa il cittadino a un operatore sanitario che può avviare una videochiamata per una prima visita. Penso, anche, al Besta di Milano, un esempio virtuoso di telemedicina".
In cosa consiste? "In fase pilota, da fine febbraio a maggio, gli specialisti hanno potuto visitare a distanza i pazienti in cura tramite la piattaforma Teams: questo sistema verrà esteso. Sarebbe bello se da oggi i cittadini potessero scegliere in fase di prenotazione se fare la visita in presenza, nello studio, o a distanza. Per un paziente che arriva in Lombardia dal Sud significa risparmiare almeno 600 euro".
Cosa occorre a livello tecnico per la telemedicina? "Per una visita basta una piattaforma che faccia interagire medico e paziente: a chi è a casa occorre un computer con videocamera e una connessone internet. In caso di paziente monitorato, invece, i dati vitali vengono inviati a una piattaforma centralizzata che li raccoglie e segnala al medico soltanto le informazioni utili. A quel punto, alert di diversi colori (rosso, giallo, verde) avvisano lo specialista che, a seconda della gravità, tramite Teams, decide se avviare una visita a distanza. Dal punto di vista tecnico, in caso di cronicità, oltre alla piattaforma occorre un sistema Cloud. In Portogallo, un ospedale controlla da remoto l’insufficienza cardiaca garantendo interventi tempestivi e riducendo i costi e la pressione sul sistema sanitario".
In Italia cosa manca? "Dal punto di vista tecnologico nulla. Occorre partire dalle necessità emerse durante il coronavirus e normare alcuni aspetti. Ad esempio manca un sistema tariffario che disciplini i costi della telemedicina".