
I presidenti delle Province durante l’assemblea nazionale dell’Unione delle Province d’Italia
Bergamo – “Sulle strade provinciali si è abbattuto un taglio di 1,7 miliardi”. Al termine della relazione sui primi mesi di presidenza di Upi - l’Unione delle Province d’Italia - Pasquale Gandolfi, presidente della Provincia di Bergamo, ha chiesto ai colleghi presenti all’assemblea nazionale “il massimo sostegno su una battaglia: quella per contrastare i tagli operati dalla Legge di Bilancio prima e dal Decreto milleproroghe poi ai fondi di investimento delle Province per la manutenzione straordinaria della rete viaria”.
Tagli che, a pagina 12 della relazione, sono definiti “gravissimi” e “che intervengono sulla programmazione in atto, bloccando opere in corso, e che azzerano completamente la possibilità di investimento dei nostri enti su oltre 100mila chilometri di strade”. Il piano è definito: 275 milioni tolti per l’anno in corso (il 10% alla Lombardia, 30 milioni circa), 385 (su 550 assegnati) nel biennio 2025-26, 660 (su 1,3 miliardi) dal 2025 al 2029, 1,1 miliardo (su 2,8) tra il 2030 e il 2036. “Parliamo di fondi già assegnati anni fa e ripartiti per Province”, lamenta Gandolfi.
Qual è stata la risposta dei presidenti delle Province?
“Unanime, senza distinzioni politiche”.
Avete deliberato qualche iniziativa?
“L’assemblea ha dato mandato di sollecitare il il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Salvini perché si apra subito un tavolo di crisi al Ministero e si proceda a ritrovare nell’immediato i 385 milioni di fondi sottratti per il 2025 e 2026”.
A quali risorse economiche vi riferite?
“Facciamo un passo indietro: già la Finanziaria ci aveva privato di 20 milioni. Un budget importante che, tuttavia, con sacrifici e avanzi di bilancio, le Province hanno cercato di sopportare. Ora con il Milleproroghe vengono sottratti, da qui al 2036, 1,7 miliardi alla messa in sicurezza e all’efficientamento della rete viaria provinciale, per finanziare la costruzione di un’unica opera: il ponte sullo stretto di Messina”. Cosa rischiano i cittadini?
“Tra il 2025 e il 2026 sono stati tagliati il 70% dei fondi, un taglio che di fatto sta bloccando cantieri già previsti e concordati con lo stesso ministero, con ripercussioni sulla viabilità e quindi sulla sicurezza dei nostri cittadini. Il rischio è di avere strade meno sicure: già stiamo pagando il ritardo dovuto allo stop alle manutenzioni tra il 2014 e il 2017, quando le Province furono svuotate di risorse”.
Opere già programmate rischiano concretamente di essere bloccate?
“Quelle per il 2025 sono bandite o perlomeno programmate. Anche perché l’asfaltatura delle strade si pianifica per l’estate, non a novembre”.
Siete ottimisti sull’ipotesi di un passo indietro del Governo dopo la vostra richiesta?
“Se non fossimo ottimisti di natura non saremmo amministratori”.