
Mario Delpini
Milano, 14 gennaio 2018 - A Milano, città passata in 25 anni da una popolazione straniera del 2% al 14% odierno, la Chiesa cattolica non poteva non aggiornare le proprie linee pastorali. Lo fa con un Sinodo minore, assemblea di sacerdoti e fedeli più piccola rispetto al Sinodo diocesano, che è stato presentato alla comunità dall'arcivescovo Mario Delpini oggi pomeriggio 14 gennaio, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, nella Basilica di Sant'Ambrogio.
"Il sinodo minore non è un insieme di riunioni da concludere con un documento che accontenti un po' tutti, ma un modo di vivere il nostro pellegrinaggio con la responsabilità di prendere la direzione suggerita dallo Spirito di Dio, perché la comunità cristiana possa convertirsi per essere la tenda di Dio con gli uomini", ha detto Delpini, nella celebrazione di apertura. "La conformazione al Signore non è mai una conferma rassicurante - ha proseguito - di quello che abbiamo già pensato e fatto ma l'invito a un oltre inesplorato. Tutti siamo in cammino e dobbiamo convertirci, anche se queste urgenze ci possono essere di malumore invece che contagiarci con entusiasmo. Noi Chiesa di Dio non siamo una casa di accoglienza bene organizzata che concede generosa ospitalità a passanti, siamo un popolo in cammino, una casa in costruzione, una fraterna convivenza che vive un tempo di transizione che riguarda tutti e tutto. La secolarizzazione e l'emarginazione del pensiero di Dio e la vita eterna, la situazione demografica, l'evoluzione della tecnologia, il problema occupazionale, la liquidità dei rapporti affettivi, l'interazione fra culture etnie e tradizioni religiose contribuiscono a rendere complessa la domanda: come deve essere la nostra Chiesa per essere fedele alla volontà del Signore, oggi e qui in queste terre ambrosiane?".
Per l'apertura del sinodo "noi ci troviamo in questa chiesa bellissima e antica, così solida ma che non ci esonera dal ritenerci una tenda piantata in mezzo allo scorrere della storia, gente che non si attacca a ciò che ha ma cammina dove il Signore l'aspetta. Il lavoro non è facile e non possiamo immaginare di concluderlo con una ricetta che ci soddisfi. Dobbiamo renderci disponibili alla conversione, certi che la potenza dello Spirito si rivelerà presenza amica. Sentiamo che la Madonnina dall'alto del Duomo continua a benedirci e intercedere per noi, noi dobbiamo soprattutto pregare e pensare, pregare e parlare con franchezza, pregare e decidere, pregare e sperare".
E ancora: "Verso le genti che abitano le nostre terre noi continuiamo ad essere in debito perché dobbiamo annunciare il Vangelo, metterci al servizio dell'edificazione di una comunità attraente". "Tutti i discepoli del Signore - ha continuato l'arcivescovo - hanno il compito di essere pietre vive di questo edificio spirituale. Se alcuni di questi discepoli parlano altre lingue, celebrano feste più consuete in altri paesei, se amano liturgie più animate e festose, non per questo possono sottrarsi alla responsabilità di dare il loro contributo per dare volto alla Chiesa che nasce dalle genti per potenza di Spirito Santo", che "parla con la voce di tutti".
Il metodo sinodale, ha proseguito "vuole essere uno stile abituale per ogni momento di Chiesa, sfidando la tendenza all'inerzia, l'inclinazione allo scetticismo, la comoda scelta della passività da parte di alcuni e la tentazione al'autoritarismo da parte di altri. Noi, continuando la storia dei nostri padri vogliamo affermare con la loro stessa fierezza: siamo pronti a confrontarci con le sfide del nostro tempo, possiamo sperimentare la forza di camminare insieme. Vogliamo imparare ad ascoltarci, per percepire quanto è reale e feconda la presenza nella storia del Dio di Gesù Cristo, superando lo smarrimento provocato dalle troppe parole, dagli stimoli disordinati e dai messaggi che ci stordiscono. E siamo persuasi che noi per primi e le nostre istituzioni devono essere purificate dalla visione della Chiesa che l'angelo ci ispira, perchè si rinnovi la bellezza e l'attrattiva della Chiesa. Tutti i battezzati nella chiesa cattolica e in altre chiese cristiane sono chiamati a partecipare al sinodo. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà hanno il loro contributo da offrire". Certo "abbiamo le nostre paure ed esitazioni, le questioni sono complicate" ma "questo sinodo - ha detto nella giornata mondiale dei migranti - non è sui migranti ma su una Chiesa di tutti, su come siamo e saremo la Chiesa dalle genti" e per questo "qui siamo in tanti ma non siamo abbastanza, vorrei raggiungere tutti".