Siccità, massima allerta in Lombardia. Fiumi e laghi a secco, crollano le risorse idriche

Precipitazioni scarse, neve assente in montagna: Po e bacini in grave sofferenza La Regione invita al risparmio. “Marcia dell’acqua“ nel Parco del Ticino

La “Marcia dell’Acqua” nel Parco del Ticino lungo il Naviglio in asciutta

La “Marcia dell’Acqua” nel Parco del Ticino lungo il Naviglio in asciutta

Milano - Allerta massima per la carenza d’acqua, che per il 2023 si preannuncia anche peggiore del 2022. Lo dimostra il Po, che al Ponte della Becca, a Pavia, si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate. Per questo Regione Lombardia ha iniziato ad allertare i gestori degli invasi idroelettrici e gli enti regolatori dei laghi per iniziare ad accumulare acqua e cercare di salvare la stagione irrigua. Per l’assessore regionale a Enti locali, Montagna, Piccoli Comuni e Risorse energetiche, non si può più aspettare: se manca l’acqua in Lombardia mancherà in tutto il distretto padano.

"È necessario - spiega Massimo Sertori - che tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione dell’acqua si coordinino per trattenere tutta l’acqua possibile in vista della stagione irrigua. Ho chiesto ai gestori degli invasi idroelettrici operanti in Lombardia e agli Enti Regolatori dei laghi di adottare da subito ogni misura finalizzata all’accumulo di risorsa e alla massima riduzione delle erogazioni fatte salve le necessità ambientali e di funzionamento delle centrali termoelettriche situate lungo i fiumi emissari". Sertori ha fatto appello al "senso di responsabilità di tutti i soggetti pubblici e privati; in questo momento, i soli interessi economici dei produttori elettrici devono stare in secondo piano".

Secondo il quadro fornito da Arpa Lombardia, aggiornato al 2 febbraio, il totale delle riserve idriche al 29 gennaio è di 1,7 milioni di metri cubi, il 44,5% in meno della media del periodo 2006-2020. Pesa la scarsità di precipitazioni: il manto nevoso è ridotto al 46,2% della media, gli invasi hanno il 28,7% di acqua in meno e i laghi sono a -51,6%. Nello specifico dei singoli bacini, quello del Toce-Ticino-Verbano risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-51.6%): manca il 62,6% del manto nevoso, il 27,7% di acqua negli invasi artificiali, il 50,6% nel lago Maggiore. Nel bacino dell’Adda, le riserve sono in calo del 33,4% (-39,3% di acqua nel lago di Como).

Quadro analogo nel bacino del Brembo (-44,1%), dell’Orio (-42,4%), dell’Oglio (-42,8%). Qui, in particolare, gli invasi artificiali sono in sofferenza sia rispetto alla media del periodo (-70,3%) sia rispetto al minimo raggiunto tra il 2006-2020 (-35,8%), mentre il lago d’Iseo ha il 65% di acqua in meno rispetto agli anni scorsi. In sofferenza anche il bacino del Chiese (-31,8% di riserve), che la scorsa estate era stato particolarmente in difficoltà, tanto che Regione aveva chiesto e ottenuto la possibilità di derogare ai livelli minimi del lago d’Idro.

La Commissione europea ha chiarito che la Provincia autonoma di Trento avrebbe dovuto fare prima la Vinca, Valutazione d’incidenza ambientale per valutare l’impatto sul biotopo del lago d’Idro, in quanto zona di interesse comunitario: indicazione che potrebbe, quindi, rallentare i tempi di rilascio d’acqua in caso di emergenza. Preoccupa, infine, anche il lago di Garda (-54,5% rispetto alla media): la carenza d’acqua ha fatto “emergere” delle inusuali spiagge. E ieri nel Parco del Ticino, tra Cuggiono e Bernate, si è tenuta una “Marcia dell’Acqua” per proteggere la “fonte di vita” minacciata.