In Lombardia spunta un esercito di no-vax. Oltre 2.500 gli operatori sanitari già sospesi

Più alti i numeri degli infermieri che hanno rifiutato il vaccino, nel Bresciano sono giunti a sfiorare il 50 per cento degli stop

Vaccino Covid

Vaccino Covid

Brescia - Sono 2.525 gli atti di accertamento dell’inottemperanza dell’obbligo vaccinale che le Ats lombarde hanno inviato al personale sanitario e relativi Ordini e datori di lavoro nel mese di luglio. L’invio non è stato un fulmine a ciel sereno, ma, come previsto dall’articolo 4 del decreto legge 44/2021 convertito nella legge 76/2021, è stato preceduto da una lunga istruttoria con cui le Agenzie di tutela della salute hanno verificato, caso per caso, che il personale sanitario non fosse vaccinato per validi motivi, in particolare per ragioni di salute. Di fatto, al 30 luglio, all’assessorato al Welfare di Regione Lombardia risultano 2.525 atti inviati. 

Di questi, 1.000 riguardano l’Ats di Milano, 150 quella di Bergamo, 233 l’Ats di Brescia, 201 l’Ats della Brianza, 200 quella dell’Insubria, 350 l’Ats della Montagna, 203 l’Ats di Pavia, 188 l’Ats Val Padana. I numeri, tuttavia, sono in costante aggiornamento, sia perché gli invii sono ancora in corso, sia perché non è raro che, una volta preso atto della sospensione (dall’attività lavorativa se non è possibile una collocazione in mansioni che non prevedano contatto con terzi, con sospensione dello stipendio), già diversi operatori ci hanno ripensato e hanno deciso di vaccinarsi. La sospensione, infatti, non è irrevocabile, ma decade nel momento in cui l’operatore sanitario adempie all’obbligo vaccinale.

Per chi mantiene la linea no-vax, la scadenza della sospensione secondo la legge sarebbe al 31 dicembre 2021, ma non è escluso che sia poi prorogata. Va detto che la categoria dei sospesi è molto ampia e comprende operatori esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che lavorano in strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private, in farmacie, parafarmacie e studi professionali. I medici rappresentano per ora la quota più ridotta (il tasso di vaccinazione è sopra il 95%). A Brescia, ad esempio, sono state circa 20-25, ma è innegabile che, anche se poche, il rifiuto del vaccino da parte di un medico pesa molto nell’opinione pubblica.

"Rispetto alla platea di 8.600 iscritti all’Ordine, i non vaccinati sono pochi – spiega il presidente dell’Ordine Ottavio Di Stefano – ma sono comunque troppi. Non do un giudizio morale, ma faccio fatica, senza supponenza, a capire il motivo di questa scelta. Un medico, laureato, dovrebbe sapere che, nel caso dei vaccini che disponiamo, il rapporto rischi-benefici è tutto spostato verso questi ultimi". Più alti i numeri degli infermieri che hanno rifiutato il vaccino a costo di essere sospesi. Emblematico il caso del Bresciano, dove sono arrivate oltre 100 sospensioni (quasi la metà del totale) proprio verso infermieri. Numeri elevati, che impattano anche sull’organizzazione degli ospedali e delle strutture dove questi operatori lavorano, in un periodo quale quello estivo che è già particolarmente complicato da gestire sul fronte del personale, vista la concomitanza con le ferie estive.

Contro l’obbligo vaccinale, oltre 500 operatori sanitari hanno fatto ricorso al Tar di Milano (200) ed a quello di Brescia (circa 300). Entro l’estate dovrebbe arrivare il pronunciamento, anche se, a Brescia, il Tar ha già sollevato il dubbio circa l’ammissibilità del ricorso collettivo e cumulativo. Poche le possibilità anche per i singoli ricorsi presentati dai sospesi: proprio nelle scorse ore, il giudice del lavoro di Terni ha respinto quello della lavoratrice di una cooperativa, ribadendo che l’obbligo vaccinale per il personale sanitario è una misura adeguata e proporzionata.