
Un soccorritore impegnato nell'intervento in Presolana
Milano, 1 febbraio 2021 - In montagna, per chi la montagna la conosce bene, la parola "sicurezza" non esiste. "Perché quando si va in un ambiente naturale il rischio zero è impossibile, ci sono inevitabili processi di modificazione anche in tempi brevissimi (valanghe, temperature, meteo). I pericoli ci sono e bisogna esserne consapevoli", dice Fabrizio Pina, presidente del Collegio Regionale Guide alpine Lombardia. Una riflessione più che mai attuale il giorno dopo la tragedia di Valeria Coletta, 35 anni, e Fabrizio Martino Marchi, 40, moglie e marito morti ieri, domenica 31 gennaio, durante un'escursione tra il colle Vareno e lo Scanapà, nei pressi del passo della Presolana, a cavallo tra le province di Brescia e Bergamo. Anche se da una prima ricostruzione dei fatti sembra che il sentiero non fosse impervio né complicato, avvalorando l'ipotesi della fatalità, vale la pena ricordare qualche regola d'oro per vivere le gite in quota in inverno nel modo più sereno possibile.
Conoscere i propri limiti e l'ambiente
"Bisogna scegliere gli itinerari adatti alla propria esperienza", spiega Pina. "Quando conosci l'ambiente in cui ti muovi, metti in atto una 'gestione del rischio' e ti comporti di conseguenza". La maggior parte degli incidenti in montagna è dovuto alla non conoscenza del luogo e della situazione. Quindi fondamentale sapere che livello di difficoltà ha l'escursione e come affrontarla. Se si va in gruppo, "bisogna adattare l'uscita all'elemento meno esperto del gruppo". In generale, se non si è esperti è meglio scegliere zone tranquille, boschive. Occorre essere in grado di analizzare i propri limiti, fisici e tecnici ma anche di conoscenza dell'ambiente invernale e del riconoscimento dei pericoli.
"La protezione dai pericoli più efficace e insostituibile è sempre la nostra vigile e costante valutazione delle condizioni dell’ambiente in cui ci troviamo - spiega Pina -, che insieme al bagaglio di esperienza, ci aiuta ad individuare i pericoli, per cercare di evitarli il più possibile, mettendo in atto azioni e comportamenti che hanno come obiettivo l’abbassamento del rischio. E’ necessario inoltre fare un accurata pianificazione del percorso dell’escursione che vogliamo intraprendere, da scegliere in base alle condizioni niveo-metereologiche e in base al livello tecnico e alla preparazione fisica di tutti i componenti del gruppo".
Saper "leggere" i bollettini
Montagna in inverno vuol dire neve, per questo diventa importante leggere, per esempio, il bollettino nivometereologico, che indica il pericolo e non il rischio. E' fondamentale distinguere tra i due termini "che nel nostro ambiente a volte si confondono". Il pericolo indica qualcosa che ha il potenziale di creare un danno, il rischio è la probabilità che si verifichi un danno. "Un esempio è proprio il bollettino, che indica il pericolo e non il rischio di valanghe. Se indicasse il rischio 3 su 5, vorrebbe dire che si avrebbe il 60 per cento di probabibilità di essere coinvolti in una valanga, sarebbe assurdo".
I bollettini possono essere utili per capire i versanti e le aree, esposizioni e quote che in linea di massima possono contenere dei pericoli. Bisogna però andare a leggerlo nel dettaglio per avere un’idea chiara della situazione e dello storico. Non bisogna quindi limitarsi alla lettura del numero o del colore ed essere consapevoli che riguardano macro aree. "Inoltre riguardo alle condizioni meteo è bene rendersi conto che se non sono buone, le difficoltà in generale aumentano".
Conoscere ed evitare trappole euristiche
Bisogna essere in grado di evitare quelle scorciatoie mentali usate automaticamente per colmare il divario fra la limitatezza cognitiva e il mondo esterno. Per fare un esempio, "se sulla neve vedo un gruppo di persone davanti a me, mi sento più sicuro e decido di passare: niente di più sbagliato!". Anzi, vale l'esatto contrario: per una valanga serve neve, pendenza e sovraccarico. E così il rischio aumenta. "Anche in queste situazioni bisogna tenere alto lo spirito critico".
Un'altra trappola è quella legata alla troppa motivazione: voler arrivare in cima a tutti i costi ci fa sottovalutare segnali di pericolo. Fondamentale valutare il percorso in itinere, in modo da correggere il tiro e se necessario tornare indietro in tempo. Insomma, bisogna "prediligere un atteggiamento protettivo e di prudenza fino ad arrivare al cambiamento dell’itinerario e al suo abbandono".
Atrezzatura adatta
Ovviamente bisogna affrontare la montagna con l'abbigliamento e l'attrezzatura di autosoccorso adatta, per la neve per esempio pala e sonda. "Ma negli ultimi temi si è insistito solo su questo, tuttavia non basta assolutamente avere con sé le cose necessarie se non le si sa usare. In caso di valanga ci si salva solo se chi è con noi ci tira fuori dalla neve, nessun soccorritore, per quanto veloce, può tirarci fuori in tempo". Importante un kit di pronto soccorso e la possibilità di comunicare con l’esterno conoscendo la propria posizione in qualsiasi momento.
Seguire corsi o farsi accompagnare
Le guide alpine sono a disposizione con corsi di formazione o con l'accompagnamento. Un modo per affrontare la montagna più consapevole e ridurre il più possibile i rischi.