Punture di vespa: come sapere se si è allergici e cosa fare in caso di attacco

Sintomi e manifestazioni per capire se si rischiano reazioni gravi quando si viene colpiti da un imenottero

Una vespa (internet)

Una vespa (internet)

L'ultimo episodio è di ieri pomeriggio, a Cuneo, dove una donna di 62 anni è stata attaccata dalle vespe nell'orto di casa ed è morta. Fatale, per la signora, una reazione allergica che le ha provocato uno shock anafilattico. All'inizio dell'estate la stessa sorte è toccata a un sessantenne milanese, anche lui colpito nell'appezzamento dove coltivava ortaggi e piccoli frutti. Mini killer in agguato, vespe e calabroni rappresentano un pericolo nei giorni d'estate. Soprattutto perché si può passare una vita senza sapere di essere allergici alle loro punture, dettaglio che aumenta - e di molto - il rischio per la salute in caso di assalto.

Quali insetti sono pericolosi

Iniziamo con il dire, seguendo il vademecum pubblicato sul sito del centro medico Santagostino, che le punture degli imenotteri - vespe, api e calabroni - sono un fenomeno molto comune in Italia. Circa il 15% delle persone viene colpito almeno una volta nella vita. Le punture di vespa sono le più frequenti, perché è più facile che queste diventino aggressive se si sentono disturbate mentre "svolazzano" in un prato, in un orto o in un parco. La vespa, poi, al contrario dell'ape, non perde il pungiglione dopo aver colpito: questo vuol dire che una volta che si è statio attaccati è meglio allontanarsi. Il bis, infatti, non è affatto escluso.

Cosa rischiamo in caso di puntura

Nella maggior parte dei casi la puntura di un imenottero si risolve con un semplice fastidio, dato che provoca una reazione locale. La parte colpita si arrossa e si gonfia. Il dolore può essere acuto, soprattutto all'inizio, ma passa nel giro di qualche minuto o in poche ore, a seconda del punto colpito, delicato o meno. In questi casi non c'è bisogno di alcuna terapia, dato che il veleno viene assorbito dal nostro organismo senza particolari contraccolpi. 

Quando preoccuparsi

Secondo le statistiche rese note dal Centro Santagostino circa il 10% della popolazione, se attaccata, può accusare reazioni più problematiche. Questi i possibili sintomi successivi alla puntura, in casi come questi: un'orticaria diffusa su tutto il corpo, dispnea e difficoltà respiratoria, nausea e vomito, calo di pressione. Ridottissimo il numero di persone nelle quali la puntura può provocare uno shock anafilattico, con improvviso calo della pressione arteriosa che può condurre al decesso. Nella maggior parte di questi casi si ha, in precedenza, una serie di sintomi significativi, oltre al calo della pressione: intorpidimento su tutto il corpo, svenimento, vertigini e arresto cardiocircolatorio. La maggior parte dei casi mortali è legato a punture sulla testa e sul collo.

Come sapere se sono allergico alle punture?

Le persone allergiche alle punture degli imenotteri sono dotati di anticorpi contro alcune delle sostanze presenti nel veleno degli insetti. Da questi dipendono reazioni locali estese (arrossamenti e gonfiori oltre i 10 centimetri di diametro) o reazioni più importanti come l'orticaria su tutto il corpo o lo shock anafilattico. Se quando siete stati punti avete accusato sintomi di rilievo è meglio che vi rivolgiate a uno specialista per una visita allergologica. 

Quanto durano dolore e gonfiore

Nei casi di persone non allergiche dolore, arrossamento e gonfiore scompaiono nel giro di 30 minuti e, solitamente, si manifestano entro pochi minuti dal colpo. In caso di allergia al veleno l'effetto è più lungo e può raggiungere il picco anche dopo 24 ore dalla puntura (ma in alcuni casi anche dopo 48 ore). In questi casi la reazione allergica può durare dai 7 ai 10 giorni.

Cosa fare in caso di puntura

La prima cosa, raccomandano dal centro Santagostino, è mantenere la calma ed evitare movimenti bruschi, che potrebbero spingere l'insetto a colpire di nuovo. Se venite punti da un ape - imenotteri che perdono il pungiglione dopo l'attacco - è meglio togliere "l'arma" perduta, magari aiutandosi con una pinzetta. Il pungiglione, infatti, anche quando è nel nostro corpo, continua a iniettare veleno per qualche tempo.

Se la reazione è nella norma basta applicare un po' di ghiaccio, in modo da ridurre l'infiammazione. Cercate di non grattarvi: rischiate di introdurre i batteri accumulati sulle mani nel corso della giornata e provocare un'infezione, che poi dovrà essere trattata con antibiotici. Se la reazione è estesa - più di 4 centimetri - meglio assumere subito un cortisonico e un antistaminico. 

Quando chiamare il pronto soccorso

Se la reazione è grave e generalizzata, è necessario contattare subito il pronto soccorso. Ci vuole un intervento immediato, dato che tutti i decessi avvengono entro un'ora dalla puntura. Chi ha un passato di reazioni gravi alle spalle, deve sempre avere con sé una fiala o una siringa di adrenalina da iniettare. Anche se ricadete in questa categoria, sappiate comunque che non basta questo rimedio in caso di colpo: va chiamato comunque il pronto soccorso. E' necessario contattare i soccorsi anche in caso di attacco di sciame di imenotteri che abbiano colpito a ripetizione, con almeno 8 punture. In questo caso, infatti, l'effetto può moltiplicarsi e condurre a reazioni gravi anche in assenza di allergia. 

La reazione tossica da punture multiple si manifesta con nausea, vomito, vertigini, febbre, convulsioni e svenimento. L'intossicazione da veleno può provocare danni anche a livello cardiaco, renale e muscolare. In caso di reazioni gravi i medici spesso consigliano una terapia immunitaria specifica che permette di ottenere ottimi risultati. E' una terapia piuttosto complessa, che va eseguita in strutture specializzate.