FEDERICA PACELLA
Cronaca

Prove Invalsi in Lombardia, l’onda lunga del Covid e della Dad: l’eccellenza è solo un ricordo

L’esperienza del lockdown ha lasciato il segno. Dal 2019 al 2023 calo drastico di ragazzi-modello tra i banchi

Milano – Risultati Invalsi tra luci ed ombre in Lombardia, dove alcune aree di eccellenza convivono con la difficoltà di tornare ai livelli di apprendimento pre-Covid. In attesa dei dati provinciali, dal primo quadro nazionale con focus regionali emergono trend utili a capire lo stato di salute delle nostre scuole.

Il primo: l’esperienza del lockdown ha lasciato il segno, com’era stato ampiamente predetto. Un dato emblematico è quello degli studenti accademicamente eccellenti, che in Lombardia sono pari al 26% al termine del primo ciclo d’istruzione e al 21% alla fine del secondo (sopra la media nazionale). Tra il 2019 e il 2023 c’è una riduzione drastica, visto che nell’ultimo anno prima della pandemia erano quasi il 30% per entrambi i cicli d’istruzione.

Guardando agli esiti della primaria, per le seconde la Lombardia è tra le regioni con criticità più rilevanti, visto che la quota degli allievi nelle fasce più basse per italiano (ma lo stesso vale per matematica) supera il 30%; sono altrettanti quelli in fascia alta (5 o 6) a indicare una polarizzazione che rischia di accentuarsi man mano che si prosegue negli anni.

La regione rientra comunque nel gruppo di quelle dove, al termine del primo ciclo, il risultato medio è nella fascia di adeguatezza sia per italiano sia per matematica. Le primarie vanno invece meglio delle secondarie in inglese: al termine del primo ciclo, oltre l’80% dei piccoli studenti ha un livello A2 (massimo) nel reading rispetto a circa il 62% delle superiori; per il listening, i bravissimi della primaria sono sopra il 75%, alle superiori circa il 58%.

Restando alle superiori, al termine del secondo ciclo nelle fasce più basse c’è circa il 35-38% degli studenti lombardi in italiano e matematica, con differenze importanti: per l’italiano si passa da un 15-16% nei licei a oltre il 70% nei professionali.

Monitorare le competenze ed intervenire sulle lacune è fondamentale anche nell’ottica di ridurre il fenomeno dei Neet. Comparando i dati di ragazzi che non studiano e non lavorano con quelli delle prove Invalsi dell’ultimo anno di scuola media (anno 2021) Openpolis-Osservatorio Con i Bambini ha verificato l’esistenza di una relazione.