Pompei, la morte di Grazia e la pista del suicidio: soffriva di depressione

Il giallo della 24enne trovata senza vita. Inizialmente si pensava a una brutale aggressione, poi l'esame del medico legale: emergono atti di autolesionismo

Carabinieri sul luogo del ritrovamento della ragazza

Carabinieri sul luogo del ritrovamento della ragazza

Pompei (Napoli) - Non aveva mai accettato il suo corpo e, anche se era in cura da uno psichiatra, non era assidua nell'assumere medicine. E così soffriva di sbalzi d'umore devastanti. Rifiutava il cibo ed era quasi diventata anoressica. Questo il quadro dietro la morte di Grazia Severino, trovata agonizzante e priva di sensi da un uomo che andava a prendere la sua auto ieri pomeriggio a Pompei, nel vialetto che porta ai garage di un edificio in via Carlo Alberto. Questa mattina la ragazza, una studentessa universitaria, avrebbe compiuto 24 anni, ma per lei ieri, nel tardo pomeriggio, non c'è stato nulla da fare, nonostante l'intervento del 118 che l'ha portata al pronto soccorso dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. La prima relazione dei soccorritori fa pensare a un episodio di violenza brutale anche a sfondo sessuale: caviglie rotte, tre ferite da lama al torace, abrasioni nelle parti intime, liquido. Il pm Antonio Barba della Procura di Torre Annunziata, con i carabinieri, dispone ispezioni e ricerche in tutto il palazzo a Pompei.

Ma l'ascolto dei familiari e degli amici della vittima, che abitava con i genitori poco distante, in via Plinio, cominciano a delineare un altro quadro in questo giallo, suffragato dal ritrovamento della borsa della ragazza al quarto piano dell'edificio, nel pianerottolo in cui è aperta una finestra, e poi di un paio di forbici. Si comincia a intravedere così un possibile scenario di solitudine, di mal di vivere. Grazia Severino, molto amata da amici e familiari che la accudivano e assistevano cercando di farle superare i problemi che aveva, si sarebbe tolta la vita. Una prima ispezione cadaverica del medico legale mette nero su bianco atti di autolesionismo avvenuti con delle forbici e fratture compatibili con una caduta. Con le forbici, che avrebbe acquistato la mattina, la ragazza si è inferta dei tagli all'addome, non profondi da cagionarle la morte, ma tali da far pensare a un'aggressione a coltellate. Avrà trovato il portone aperto del palazzo ed è salita al quarto piano, provando a uccidersi con le lame e poi lanciandosi nel vuoto. La morte sarebbe per emorragia dovuta alla caduta. Una testimone ha raccontato di aver visto una ragazza piena di sangue correre per le scale del palazzo. Si era pensato a un inseguimento e anche questa ipotesi non trova al momento alcun riscontro investigativo. La salma è comunque sotto sequestro in attesa dell'autopsia e le indagini continuano.