Negli ospedali aree Covid e niente parenti, la Regione disegna la nuova sanità

Le linee guida dopo l’emergenza coronavirus. Rilevazione della temperatura all’ingresso e percorsi divisi per evitare focolai

Coronavirus

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Milano, 8 maggio 2020 - All’ospedale si andrà con la mascherina (verrà fornita a chi non ce l’ha), e solo per casi di «reale necessità»; usando il telefono o la telemedicina se possibile e altrimenti su appuntamento, anche al Cup. E sarà misurata la temperatura, come quando si va al lavoro, e il medico aziendale potrà segnalare chi ha più di 37,5 e “contatti stretti” all’Ats.

La Giunta lombarda ieri ha disegnato, con due delibere, i contorni della «nuova sanità» Covid-durante. Basata, hanno detto il governatore Attilio Fontana e l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, su «sorveglianza sui luoghi di lavoro, tamponi per i casi sospetti, monitoraggio dei contatti». Ma anche sul «senso di responsabilità dei cittadini». Gli ospedali da due mesi e mezzo diventati quasi tutti “Covid” potranno riprendere gradualmente «fino al 60-70%» dell’attività, per i pazienti che hanno bisogno di una prestazione entro 60 giorni. Con una «riorganizzazione radicale»: screening all’ingresso, percorsi e aree Covid e non-Covid compartimentati dal pronto soccorso alle cure intensive, e «aree grigie» per i sospetti in attesa di diagnosi. Le visite ai degenti restano sospese salvo casi eccezionali; solo minori, disabili e non autosufficienti possono essere accompagnati.  l cuore della sanità di “fase 2“ è però la sorveglianza territoriale, con le Ats al centro di un sistema che accanto a medici ospedalieri, di base e pediatri schiera guardie mediche, medici aziendali e delle Rsa, ai quali sarà aperto l’accesso a un sistema di segnalazione, «sMainf», cui ogni prestatore di giuramento d’Ippocrate sarà obbligato a comunicare eventuali casi sospetti e tutte le informazioni a sua disposizione (recapiti, sintomi e data d’esordio, contatti e comunità coinvolte), collaborando, per le sue competenze, a tracciare e isolare chi è a rischio.

Spetta al medico di base o di guardia per chi è a casa, ospedaliero per chi è ricoverato, di struttura nelle Rsa chiedere il tampone, che in base alle indicazioni ministeriali tocca, in ordine di priorità, ai ricoverati con polmonite grave, poi acuta anche in strutture socio-sanitarie, agli operatori sanitari più esposti o di servizi essenziali e anche asintomatici di Rsa, a persone fragili (anche ospiti di Rsa), al primo sintomatico in una comunità chiusa, e poi agli altri. Le Usca e le Adi Covid potranno andare a far tamponi a casa, ma le Ats potranno utilizzare anche ambulatori dedicati per i test “di guarigione” e “drive-through” (in macchina) per chi ha sintomi lievi, in modo da incrementare i tes