STEFANIA TOTARO
Cronaca

Monza: omicidio di Cristian Sebastiano, assolto con sentenza definitiva Giovanni Gambino

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla Procura per il 44enne monzese, ritenuto erroneamente il mandante del brutale assassinio, condannato a 30 anni in primo grado e assolto in appello

Cristian Sebastiano e i due assassini mentre si allontanano dal luogo dell'omicidio

Cristian Sebastiano e i due assassini mentre si allontanano dal luogo dell'omicidio

Monza, 7 Giugno 2024 - La Corte di Cassazione respinge il ricorso presentato dalla Procura generale per chiedere un processo di appello bis e diventa definitiva la sentenza di assoluzione per il presunto mandante e istigatore dell'omicidio del pusher delle case popolari commesso da due baby killer.

Giovanni Gambino, 44enne tossicodipendente monzese vicino di casa e amico della vittima 42enne Cristian Sebastiano ucciso con oltre 30 coltellate il 29 novembre del 2020, era stato condannato a 30 anni di reclusione dalla Corte di Assise di Monza ma poi scagionato dalla Corte di Appello di Milano, dopo due anni e mezzo trascorsi in carcere.

L'imputato ha sempre negato l'accusa di concorso morale nel delitto e lo scagionano pure i due baby killer, condannati a 12 anni e 10 mesi di reclusione con sentenza non ancora definitiva dopo una guerra di perizie psichiatriche e la mancata concessione della messa alla prova che estingue il reato con i lavori socialmente utili.

Contro Gambino numerose voci riferite in un tam tam tra i ragazzi del quartiere, secondo cui è stato l'imputato a telefonare da una cabina telefonica alla vittima per farlo presentare all'appuntamento con la morte. Ma in aula queste voci si sono trasformate in "non ricordo" o in "l'ho sentito soltanto dire" da tutti i ragazzini chiamati a testimoniare.

Nell'aprile 2021 era scattato il fermo per il 44enne monzese. Il suo difensore, l'avvocato Stefano Gerunda, ha parlato di "chiacchiericcio" che non ha trovato conferme e di un "buco" nelle indagini perchè i presunti contanti che sarebbero stati rapinati non sono mai stati trovati. I giudici di appello hanno accolto questa tesi e hanno assolto, seppur con la formula dell'insufficienza di prove, l'imputato, che è stato scarcerato dopo oltre due anni dietro le sbarre e che ora chiederà un risarcimento per ingiusta detenzione in carcere.