Mottarone, la perizia individua le cause del dramma: fune vecchia ed errori umani

La commissione d'inchiesta indica tra le ragioni della caduta della cabina il danneggiamento della fune traente in corrispondenza dell'attacco della testa fusa

La tragedia del Mottarone in tre scatti

La tragedia del Mottarone in tre scatti

Stresa (Verbania) - «Progressivo invecchiamento dovuto a fenomeni di corrosione, fatica e dissesti o torsione non adeguatamente monitorati». Questa la causa più probabile della rottura della fune traente della funivia del Mottarone, all’origine dell’incidente che il 23 maggio 2021 ha provocato 14 morti e il ferimento del piccolo Eitan. È quanto si legge nella relazione intermedia di Digifema (direzione generale per le investigazioni ferroviarie e marittime), dove si parla anche di «inadeguata formazione del personale» e carenze di organizzazione e manutenzione. Ci sono tre ordini di cause che hanno portato al tragico incidente della funivia del Mottarone, che il 23 maggio dello scorso anno ha causato la morte di 14 persone.

Tre cause “dirette”, cioe’ in primo luogo il “danneggiamento della fune traente in corrispondenza dell’attacco della testa fusa, particolarmente soggetta a progressivo invecchiamento dovuto a fenomeni di corrosione, fatica e dissesti o torsione per consumi anomali dei rulli di linea o per disassamento delle pulegge di rinvio della traente al contrappeso”, poi l’”aumento di tensione della fune traente provocato dall’inerzia della massa del contrappeso appoggiato sul tampone inferiore per allungamento della stessa fune senza intervento del dispositivo di finecorsa di arresto urgente perche’ reso inefficace dalla manomissione, o errato montaggio, dei dispositivi stessi”.

 infine il “danneggiamento della fune traente per folgorazioni e correnti catodiche in prossimita’ degli attacchi a testa fusa”. La relazione della commissione ministeriale di indagine approfondisce gli aspetti che riguardano la rottura della fune che ha causato la tragedia del Mottarone. Esponendo quanto rilevato con l’esame visivo, la relazione scrive che “i trefoli sono aperti a pennello e i 114 fili presentano rotture di strizione e rotture a becco di flauto con tracce di ossido”. “La configurazione a becco di flauto - proseguono i tecnici del ministero - e’ identificativa della rottura dovuta nel tempo a fatica per sollecitazione di flessione alternata e/o corrosione nel tratto di fune prossimo alla testa fusa, la rottura con strizione e’ identificativa di una rottura ultima per riduzione del numero di fili residui ancora integri”.

In base alla valutazione visiva, scrivono ancora i commissari “i fili con rottura a becco di flauto sono in rapporto circa di 2 su 3 rispetto ai fili che presentano rottura con strizione”. La relazione sottolinea ripetutamente che la commissione non e’ stata ammessa alle prove non ripetibili e “in particolare, non ha potuto visionare il tratto di fune precedente la testa fusa di ancoraggio della traente superiore alla cabina n. 3, in corrispondenza della quale si e’ verificata la rottura della fune traente”. Ciononostante, i tecnici del ministero, confermano l’ipotesi che proprio in quel tratto si sia verificata la rottura, e sottolineano che “non si rileva la presenza di residui metallici della testa fusa identificativi di un suo collasso”