Morire di lavoro, in Lombardia una vittima ogni 3 giorni: "Sanzioni alle aziende"

Enrico Vizza della Uil: "Per la regione un triste primato. Si azzerino gli incentivi alle imprese con più incidenti"

L’infortunio mortale di cui è stato vittima un operaio di origini egiziane di 52 anni nella ditta Riam di Bollate, azienda che si occupa di demolizione auto, ha riportato l’attenzione sul preoccupante fenomeno dei decessi sul lavoro, i cui numeri sono in continua ascesa. In questo contesto la Lombardia occupa un triste primato a livello nazionale, guidando la classifica delle regioni a maggior rischio di infortuni mortali e decessi durante l’attività lavorativa.

"È ancora un bollettino drammatico quello che arriva col nuovo report mensile dell’Inail - Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro - che ha aggiornato i dati relativi agli infortuni sul lavoro denunciati tra gennaio e ottobre 2022, con un confronto rispetto allo stesso periodo del 2021. Nel complesso, da gennaio, si contano 148 decessi avvenuti sul posto di lavoro, rispetto ai 140 dell’anno precedente, registrando un +7% sul 2021, prendendo in considerazione anche gli infortuni mortali in itinere, durante lo spostamento verso il luogo di lavoro. A livello territoriale più della metà dei decessi sono avvenuti tra Milano (43) e Brescia (32)", spiega Enrico Vizza, segretario generale Uil Milano Lombardia. Il sindacalista varesino rimarca la necessità di (re)investire sulla sicurezza, un tema caro a Uil che da anni si batte con la campagna “Zero morti sul lavoro”, la quale negli ultimi anni ha visto scendere in campo a sostegno della causa come testimonial diversi volti del mondo dello spettacolo - dal presentatore Stefano De Martino alla cantante Raffaella Mannoia - offrendo un quadro ancora peggiore, se possibile, per quanto riguarda l’andamento delle denunce di infortunio: "Ne abbiamo individuate 111.819 nei primi 10 mesi dell’anno, rispetto alle oltre 82.200 dello stesso periodo del 2021 a livello regionale, segnando un incremento del 35%. Anche in questo caso tra le singole province, Milano è in testa con più di 40mila denunce rispetto alle quasi 27mila del 2021, seguita da Brescia che con più di 17mila denunce, vede l’aumento peggiore, il 51,5% rispetto al dato di un anno fa".

Numeri emblematici che non possono che far riflettere e che palesano una chiara falla nel sistema di tutela e di sicurezza, non solo a livello regionale ma su tutto il territorio nazionale, che nello stesso periodo preso in esame conta 595.569 denunce di infortunio. Nella lunga lista dei provvedimenti da rivedere o da mettere in pratica ex novo per il segretario Uil emerge su tutti l’applicazione di contratti che consentano di evitare il precariato, un’azione che in simbiosi con la decisione di investire sulle maestranze può già portare a rilevanti miglioramenti. In secondo luogo un’altra strada particolarmente battuta è quella di convincere le istituzioni ad azzerare gli incentivi a fondo perduto per quelle aziende che hanno registrato un maggior numero di infortuni, penalizzandole e inserendole in un percorso di regolarizzazione e di aumentata vigilanza. È chiaro che il rischio di infortuni e decessi aumenta all’interno di alcuni settori: la maggior parte si concentra nell’ambito delle costruzioni - 23 rispetto ai 14 del 2021-, seguiti da trasporto e magazzinaggio (17) e fabbricazione di prodotti in metallo (7). Le vittime hanno per lo più tra i 40 e i 64 anni e sono in prevalenza uomini (134), ma il trend di crescita rispetto al 2021 è più elevato per le donne (da 9 a 14 in un anno).

«Nel 2023 ci aspettiamo una maggiore cultura della sicurezza con una campagna di informazione che dovrebbe partire proprio dalle istituzioni: in generale pensiamo che il governo debba intervenire in materia di sicurezza incrementando il numero di soggetti che si occupano di vigilanza e che Regione Lombardia si debba impegnare a stanziare maggiori risorse in questo campo" conclude Vizza.