REDAZIONE CRONACA

Migranti, aumentano i residenti in Lombardia e riempiono le culle

Gli stranieri sono impiegati in settori a bassa valenza professionale, con salari spesso insufficienti al mantenimento della famiglia, e faticano ad accedere ai servizi di welfare

Cittadini stranieri (foto Isolapress)

Milano, 24 ottobre 2019 -  La Lombardia è la regione d’Italia con il maggior numero di residenti stranieri: sono un milione e 181.772, con una crescita del 4,7% in cinque anni (tra il 2013 e il 2018). Un aumento che si riflette sulle nascite nella regione (è straniero il 21,7% dei nuovi nati) e impatta sul numero degli studenti: gli alunni in Lombardia non nati in Italia sono il 33%. I dati arrivano dal dossier statistico sull'Immigrazione 2019, presentato oggi alla Casa della Cultura a Milano dal centro ricerche Idos, in collaborazione con Cgil-Cisl-Uil della Lombardia.

Sul fronte della nazionalità di provenienza (i dati sono aggiornati allo scorso 5 luglio) il 37,9% degli stranieri residenti in Lombardia viene dall'Europa (448.233, di cui 238.233 dall'Ue), il 25,4% dall'Africa (299.824), il 24,6% dall'Asia (290.144), il 12,1% dalle Americhe (143.109) e il 381 dall'Oceania. La comunita' straniera piu' numerosa in regione e' quella della Romania, con 176.582 residenti (il 14,9% del totale), seguono il Marocco con 93.862 (7,9%), l'Albania con 92.332 (7.8%), l'Egitto 85.887 (7,3%), la Cina con 69.112 (5,8%), le Filippine con 58.408 (4,9%) e dell'Ucraina con 54.295 (4,6%). Tra gli studenti, primi sono i marocchini, poi romeni, albanesi, egiziani, cinesi, filippini, indiani, pakistani, peruviani.

A Milano i residenti stranieri sono 470.273, ovvero il 14,5% del totale dei residenti nel capoluogo lombardo. Al secondo posto Brescia (qui la percentuale e' del 12%), poi Bergamo (10%) e Varese (8,6%). Sul fronte del mercato del lavoro, dalla ricerca emerge che in Lombardia il 23,5% degli occupati in agricoltura e' straniero. Immigrati sono inoltre il 12,7% degli addetti nel settore dell'industria e il 12,7% di quelli nei servizi.

Rilevante, osservano oggi i sindacati nel corso della presentazione dei numeri, e' il contributo degli immigrati al Pil lombardo, sia in termini di produzione, consumi ed entrate erariali. Gli stranieri rappresentano infatti l'11,2% dei contribuenti lombardi e il loro apporto e' decisivo per la stessa sostenibilita' economica dei servizi regionali e comunali. Eppure Cgil, Cisl e Uil, denunciano anche l'altra 'faccia della medaglia', ovvero la criticita' sul fronte dei diritti, e lanciano un appello: l'integrazione e' urgente. Pur costituendo una forza lavoro importante, sostengono le sigle sindacali, gli immigrati sono discriminati nell'accesso ai servizi e nel mercato del lavoro. Un esempio? Gli stipendi medi dei lavoratori stranieri sono pari a 1.158 euro, rispetto ai 1.483 euro degli italiani: il 21,9% in meno.

In Lombardia oggi, sostiene Valentina Cappelletti, della segreteria regionale della Cgil, "la protezione sociale e' centrata su un modello familistico insostenibile" anche a causa di un "sistema di welfare e' impoverito ed esposto". Una carenza che si inquadra in un contesto occupazionale difficile e in un "mercato del lavoro oggi segmentato e diseguale", nel quale gli stranieri si devono collocare. Ma gli ostacoli sono molteplici, continua Cappelletti, citando "le norme che discriminano fra residenti e non". Da qui la richiesta di Pierluigi Rancati (Cisl Lombardia) per "l'abolizione dei decreti Salvini".  Necessario, per Rancati, è inoltre "riformulare integralmente la legislazione italiana in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza". Le norme vigenti, precisa il dirigente Cisl, "anziche' promuovere integrazione ed inclusione sociale come principali elementi per la sicurezza e la coesione, hanno prodotto un sistema inefficace e discriminatorio, sgovernando il sistema nel suo complesso: le regole, la rete pubblica dell'accoglienza e delle tutele nel territorio, con gravi limitazioni dei diritti delle persone, la loro sicurezza, dignita' e garanzia di accesso a servizi di base". La "priorita' dell'integrazione" e' sollecitata anche da Clara Lazzarini, responsabile politiche dei generi e pari opportunita' per la Uil Milano-Lombardia, sottolineando che si tratta certamente di un processo che deve prevedere "un consapevole esercizio dei propri diritti e un contestuale obbligo di rispettare i doveri". Si tratta, conclude, di "una sfida necessaria" sia sul piano della contrattazione di lavoro, sia a livello di "organizzazione della citta', dove va evitato il pericolo della formazione di ghetti e di nuove ingestibili periferie".