Messa in latino, è scontro fra il vescovo di Novara e i fedeli delle valli ossolane. Dopo lo stop alle messe in latino in due chiese ossolane (la parrocchiale di Vocogno e la cappella dell'ospedale San Biagio a Domodossola) deciso dal vescovo di Novara monsignor Franco Giulio Brambilla, scatta la protesta dei fedeli che parlano di "persecuzione" e annunciano la volontà di "difendere la nostra fede e i nostri parroci".
Il provvedimento contestato, pubblicato nei giorni scorsi dalla curia diocesana, prevede in sintesi la sospensione delle celebrazioni nelle attuali sedi e il trasferimento della messa in latino al santuario di Re, ultimo paese della Val Vigezzo prima del confine con la Svizzera. Il vescovo ha precisato anche che concederà la facoltà di celebrare in latino solo a quei presbiteri che "riconoscano esplicitamente la validità, legittimità e fecondità del rito celebrato con il Missale Romanum, Editio Typica Tertia del 2002, e si impegnino a prendersi cura affinchè i fedeli partecipino al rito celebrato secondo il Missale Romanum (1962) non con uno spirito alternativo alla forma attuale della Messa romana".
"Ci troviamo quindi - scrivono in una nota i fedeli 'tradizionalisti' di Vocogno - a combattere per il diritto di pregare, insieme ai fedeli che frequentano la Cappella dell'Ospedale San Biagio e di vedere i nostri parroci don Alberto e don Stefano 'puniti' per aver scelto la messa che è stata di tutti i nostri Santi". "Quello che più fa riflettere - proseguono - è che in una diocesi dove si è appena inaugurato il tempio buddista più grande d'Europa (l'Albagnano Healing Meditation Centre, ndr), la risposta di chi dovrebbe difendere Dio, Gesù e i sempre meno numerosi cattolici nella lotta per la fede, è quella di chiudere due chiese in cui si dice messa tutti i giorni, in cui la devozione è forte,soprattutto perché non viene mai a mancare l'accesso ai sacramenti di vitale importanza per la nostra salvezza. Abbiamo già difeso una volta la nostra fede e i nostri parroci (il riferimento è allo sciopero delle messe attuato nel 2007 contro il primo provvedimento restrittivo attuato dall'allora vescovo Corti, ndr) e non esiteremo a farlo di nuovo. L'amarezza più grande è che dobbiamo farlo contro chi dovrebbe guidarci".