
Ragazzini col cellulare (Archivio)
Brescia – Sono almeno tremila le persone prese in carico da servizi del Sistema sanitario nazionale e strutture del privato sociale per dipendenza da Internet in Lombardia. Il dato è parziale, perché arriva dalle dichiarazioni spontanee fornite volontariamente dalle strutture al Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto superiore di sanità, che cura la mappatura delle risorse territoriali che fanno prevenzione e cura per la dipendenza da internet (nell’ambito del progetto CCM - ministero della Salute Rete senza fili. Salute e Internet Addiction Disorder).
Tuttavia , questa fotografia racconta un fenomeno sempre più attenzionato dagli esperti, connotato da un super investimento sulle attività online, che si accompagna ad incapacità di controllo, alterazioni dell’umore, progressivo abbandono dei compiti e degli interessi precedenti e, talvolta, a fenomeni di ritiro dalla vita sociale. Dalla mappatura, emerge che la Lombardia ha una rete di servizi più capillare rispetto al resto d’Italia: qui ci sono infatti 38 dei 102 centri inseriti nella mappatura geolocalizzata (aggiornata periodicamente). Gli utenti presi in carico risultano essere 3.050 per lo più maschi (2.634, 416 le femmine) tra i 15 ed i 17 anni.
Uno dei problemi principali, in effetti, quando si parla di dipendenza da Internet, è delinearne i contorni. "In genere – spiega Elena Tamussi, medico psichiatra di SMI Gli Acrobati di Concesio, struttura bresciana tra quelle inserite nella mappa dell’ISS – succede che l’utenza arriva al servizio per altri problemi, ma poi ci si rende conto che c’è un rapporto problematico con le nuove tecnologie".
Spesso , infatti, la dipendenza da Internet si intreccia con la ludopatia, visto che il gioco d’azzardo è sempre più spostato sul web. "Siamo in un mondo immerso nelle nuove tecnologie, che hanno creato tante opportunità – aggiunge Stefano Rizzi, Ad di Smi Gli Acrobati -. La dipendenza non è tanto una questione di tempo passato su Internet, ma dagli effetti sulla salute che ne derivano. La questione non riguarda solo i giovani, ma attraversa tutte le generazioni". Il problema, infatti, non è lo strumento in sé, ma una fragilità o un vuoto che si cerca di colmare con Internet, tramite videogiochi o social su cui si costruisce un’immagine diversa da quella reale.
«Quasi mai la persona è consapevole del vuoto – spiega Ilaria Pasinelli, responsabile di Spazio off, servizio di Comunità e fraternità (Brescia) – ma avverte che ci sono sostanze zittiscono i problemi. Internet anestetizza tutto: si entra in una bolla che mette a tacere tutta una serie di disagi, che riemergono quando si spegne lo strumento". E per questo, si tende a non spegnerlo.
"Non è semplice riconoscere la dipendenza da Internet, perché le nuove tecnologie fanno parte della quotidianità. Alcune situazioni sono meno eclatanti, ad esempio quando la persona preferisce social e chat a relazioni reali. Altri campanelli d’allarme possono essere l’impostare la giornata sui tempi dei videogiochi. La dipendenza emerge quando anziché controllare lo strumento lo si subisce, perché diventa una priorità anche rispetto a bisogni primari".