Mafia: l'impero delle scommesse. Sequestrata una villa da principi

Sigilli a beni per cinque milioni di euro. L'organizzazione gestiva sale giochi per un volume d'affari da 100 milioni

Accertamenti della Guardia di finanza (Archivio)

Accertamenti della Guardia di finanza (Archivio)

Palermo - I tentacoli della piovra sul settore scommesse. E' scattata in mattinata una serie di sequestri portata a termine dalla Guardia di finanza. Nel mirino l'attività di un'organizzazione mafiosa che avrebbe messo le mani sul comparto giochi e scommesse sportive, arrivando in breve tempo a gestire un volume d'affari da circa 100 milioni di euro. Sono stati messi i sigilli a una lussuosa villa a Favignana e a beni per 5 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza del comando provinciale di Palermo a quattro persone accusate di aver favorito il controllo di Cosa nostra nel settore del gioco e delle scommesse.

Beni sotto chiave

Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dal gip nei confronti di quattro persone fra i 60 e i 43 anni. I quattro sono indagati a vario titolo con le accuse di associazione mafiosa, concorso esterno nell'associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di aver favorito il clan. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda Salvatore De Luca. Sono stati sequestrati tre immobili, tra i quali una villa di particolare pregio, nell'isola di Favignana; imprese e quote di capitale di dieci società, con sede nelle province di Roma, Salerno e Palermo, tra le quali un ristorante nel capoluogo siciliano, auto e moto. I sequestri costituiscono il completamento dell'operazione "All In" con la quale il Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo accertò l'infiltrazione di Cosa nostra nel settore economico della gestione dei giochi e delle  scommesse sportive.

Un impero nelle sale gioco

Secondo le indagini l'organizzazione criminale aveva acquisito la disponibilità di un numero sempre maggiore di licenze e concessioni per l'esercizio della raccolta delle scommesse, fino alla creazione di un impero economico costituito da imprese, giunte nel tempo a gestire volumi di gioco per circa 100 milioni di euro, formalmente intestate a "prestanome" ma, di fatto gestite da un uomo già condannato, perché accusato di fare parte della "famiglia" di Palermo Centro, e un imprenditore che ha messo a disposizione la propria abilità per riciclare denaro sporco. Nel corso dell'indagine, nel giugno 2020, il gip aveva firmato dieci misure cautelari tra cui quelle per le quattro persone nei confronti dei quali sono state disposte le misure odierne. Era scattato il sequestro preventivo di otto "imprese" che avevano nel tempo acquisito e detenuto le concessioni statali rilasciate dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli per la raccolta di giochi e scommesse sportive. A novembre dello scorso anno in un secondo filone dell'inchiesta sono state scoperte due distinte associazioni a delinquere, parallele, ma entrambe dirette da Salvatore Rubino, che gestivano la raccolta illegale delle scommesse, attraverso l'utilizzo di piattaforme fuori dalla concessione statale e in grado di generare volumi di giocate di almeno 2,5 milioni di euro al mese.