FEDERICA PACELLA
Cronaca

Lombardia, bonifiche al rallentatore tra ricorsi e burocrazia: oltre mille siti ancora ostaggio

I Comuni hanno le mani legate dopo l’ultima sentenza della Corte Costituzionale, le operazioni spettano alla Regione. Il Pirellone: chiesto al Ministero una modifica normativa

Un tecnico impegnato in una bonifica

Un tecnico impegnato in una bonifica

Milano – Al via la ricognizione di Regione Lombardia per capire quante sono le bonifiche che sono bloccate, o comunque rallentate, dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 24 luglio.

In sostanza, il 9 agosto scorso, il Tar di Brescia aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 5 della legge regionale 30/2006, nella parte in cui "attribuisce alle amministrazioni comunali le funzioni amministrative in materia di bonifica dei siti inquinati, che il legislatore statale ha, con l’articolo 242 del d.lgs. 152/06, attribuito esclusivamente alle Regioni". La questione era stata sollevata nell’ambito del ricorso presentato dalla Ercos di Monticelli Brusati (nel Bresciano) per una lunga storia di bonifiche. La Corte Costituzionale ha osservato che "la potestà legislativa esclusiva statale esprime ineludibili esigenze di protezione di un bene, quale l’ambiente, unitario e di valore primario, che sarebbero vanificate ove si attribuisse alla Regione la facoltà di rimetterne indiscriminatamente la cura a unente territoriale di dimensioni minori, in deroga alla valutazione di adeguatezza compiuta dal legislatore statale con l’individuazione del livello regionale".

In sostanza, le bonifiche dei siti contaminati non possono farle i Comuni, ma tutto deve tornare in mano alla Regione. Di quanti procedimenti stiamo parlando? L’elenco aggiornato al 31 dicembre 2022 di Agisco (Anagrafe e gestione Integrata Siti Contaminati) in Lombardia parla di 1.038 siti contaminati di varia natura, tra aree industriali dismesse o in attività, impianti di stoccaggio, serbatoi per carburante, discariche abusive o incontrollate, rilasci accidentali o dolosi di sostanze. Dal 27 luglio, di fatto, procedure operative e amministrative dovranno essere esercitate dalla Regione; possono proseguire solo gli iter in cui i Comuni abbiano adottato atti amministrativi divenuti definitivi e non più impugnabili. Diversamente, tutto si ferma.

Per capire di quanti siti si parla, l’assessorato all’Ambiente guidato da Giorgio Maione ha chiesto ai Comuni interessati di compilare una scheda sull’avanzamento dei lavori per ogni sito contaminato entro l’8 settembre: per avere una mappatura bisogna dunque aspettare ancora un mese. "Abbiamo intrapreso un confronto con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica al fine di proporre una modifica normativa risolutiva a livello nazionale che legittimi l’esercizio da parte dei Comuni delle competenze in tema di bonifiche – ha spiegato Maione, facendo sapere di aver telefonato e scritto al ministro Pichetto Fratin – proponendo una bozza di norma da far approvare nel più breve tempo possibile per sbloccare la situazione".