Impianti da sci, il Cts frena sulla riapertura. Gli operatori: "Non siamo burattini"

Il Comitato tecnico scientifico: "Mutate le condizioni epidemiologiche. Pesa la diffusione delle varianti del Covid"

Impianti sciistici

Impianti sciistici

Milano, 14 febbraio 2021 - Alla luce delle "mutate condizioni epidemiologiche", dovute alla diffusa circolazione delle varianti virali del virus, "allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale". È quanto ha risposto il Comitato tecnico scientifico alla richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza di rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura dello sci, rimandando alla politica la valutazione relativa all'adozione di eventuali misure più rigorose. La nuova analisi del Cts, che lo scorso 4 febbraio aveva dato il via libera allo sci in zona gialla seppur con una serie di limitazioni (vendita degli skipass contingentati e impianti al 50%), scaturisce dallo studio condotto dagli esperti dell'Istituto superiore di Sanità, del ministero della Salute e della Fondazione Bruno Kessler proprio sulla diffusione delle varianti del virus in Italia. Un'analisi condotta in 16 regioni e province autonome dalla quale è emersa la presenza delle varianti nell'88% delle regioni esaminate. Alla luce di ciò lo studio raccomandava di "intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione, rafforzando e innalzando le misure in tutto il Paese".

Rispondendo a Speranza, gli esperti sottolineano innanzitutto che la situazione epidemiologica "rimane un presupposto fondamentale" per poter procedere alle riaperture e che ogni azione "va valutata con cautela rispetto al possibile impatto sui territori". C'è poi da tener conto di altri due fattori: la ripresa della scuola in presenza, il cui impatto andrebbe monitorato prima di valutare ulteriori rilasci, e appunto la presenza delle varianti che, dice lo studio, stanno provocando una nuova crescita dell'epidemia: "E' pertanto evidente - dicono gli esperti - che la riapertura degli impianti sciistici non può prescindere da una attenta valutazione". Per questo, è la conclusione del Cts, spetta alla politica la valutazione, ma "allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale".

Operatori infuriati

Pronti per riaprire gli impianti da sci a partire da domani con una capienza del 30%, come prevede l'ordinanza firmata dal presidente della Lombardia Attilio Fontana lo scorso 10 febbraio, ora gli operatori di Valtellina e Valchiavenna hanno preso come una doccia fredda il freno del Cts alla ripresa. "Abbiamo raccolto, in via elettronica, migliaia di prenotazioni da tutta la Lombardia - spiegano dalla società impianti di Aprica -. La ripartenza è stata organizzata in sicurezza con rigidi protocolli per evitare qualsiasi rischio di assembramenti. Le piste sono in perfette condizioni per l'ottimo innevamento". Sul piede di guerra anche gli albergatori: "Siamo già in ginocchio. E ora veniamo a sapere che tutto potrebbe cambiare. Ci sentiamo presi in giro, gli imprenditori del turismo non sono dei burattini. Tanti rischiano il fallimento". Adamello Ski, intanto, ha fermato la vendita online degli skipass: "Abbiamo venduto quasi 4mila skipass in vista della riapertura di domani, ma ora abbiamo bloccato la vendita online perché non sappiamo cosa succederà. Siamo preoccupati", le parole di Michele Bertolini, direttore di Adamello Sky, del Consorzio Pontedilegno-Tonale in Vallecamonica. "Siamo in attesa, abbiamo allestito tutto, investito soldi e se non si dovesse riaprire per molti potrebbe essere la  mazzata finale. Sarebbe stato meglio saperlo una settimana prima se l'idea era già questa", ha detto Bertolini che ha poi aggiunto: "Abbiamo assunto ieri i dipendenti di biglietteria che rischiamo di dover già licenziare domani. Sembra uno scherzo di carnevale".

L'assessore della Lombardia

Bloccare la riapertura degli impianti sciistici, "metterebbe addirittura in discussione la credibilità dello Stato". Ne è convinto Massimo Sertori, assessore alla Montagna di Regione Lombardia. "Fare un provvedimento - ha spiegato Sertori - che blocca tutto a un giorno dall'apertura significherebbe creare un danno davvero ingente alle società di gestione delle attività che intanto hanno assunto personale e organizzato l'apertura. Ma il fatto metterebbe perfino in discussione la credibilità di uno Stato che ieri ha detto una cosa e che oggi afferma il suo contrario". "Per questo - ha concluso l'assessore alla Montagna - spero vivamente che alla fine prevalga il buonsenso e la politica intervenga esercitando la propria funzione".