REDAZIONE CRONACA

Operai senza paga: il futuro della Imas sempre più incerto

Mariano Comense, protesta dei lavoratori

Gli operai vogliono sapere quale destino li attende e chiedono che siano pagati i mesi arretrati dalla nuova proprietà della Imas

Mariano Comense (Como), 19 novembre 2015 - Non è il freddo a preoccupare i lavoratori della Imas Group, riuniti da martedì nel piazzale dell’azienda per chiedere garanzie sul loro futuro. «Dentro i reparti non si sta molto meglio – spiegano i dipendenti dell’azienda che produce macchine per l’asportazione di trucioli – sono venuti a chiuderci il gas perché eravamo morosi da settimane». La goccia che ha fatto traboccare il vaso dopo un anno vissuto come una discesa nel baratro per gli operai della Imas, che a dicembre dello scorso anno hanno dovuto attendere oltre un paio di mesi prima di poter vedere la tredicesima, per non parlare delle indennità non pagate e gli stipendi che ormai sono in ritardo di tre mesi. Lunedì avrebbero dovuto pagare le spettanze di agosto, ma l’amministratore delegato dell’azienda, controllata da una finanziaria, la Multi 900, non si è presentato, così i lavoratori hanno deciso di incrociare le braccia.

Domani si attende la riunione del consiglio di amministrazione della società, in teoria dovrebbe essere annunciato l’arrivo di un nuovo socio, ma lavoratori e parti sociali questa volta vogliono vederci chiaro. «Finché siamo stati della Dell’Orto e le cose sono andate relativamente bene, le nostre macchine avevano un nome ed erano vendute in tutto il mondo non solo alle aziende che producono per il comparto legno-arredo, ma anche a colossi come la Volkswagen – spiegano i dipendenti – poi è arrivata la crisi ed è siamo stati ceduti in affitto di ramo di azienda, iniziando il passaggio di mano da una finanziaria all’altra». Tante società e sigle nel corso di pochi anni, mentre i dipendenti si dimezzavano, passando dai 173 del 2003 ai 50 attuali, e la produzione diminuiva.

«Ci siamo rimboccati le maniche, per rimanere con un pugno di mosche. Nel 2013 abbiamo chiuso con un fatturato di 13 milioni, ma nessun investimento qui. Con gli utili della Imas le finanziarie si sono acquistate la Trepiù, un’azienda che produce porte, e adesso sono pronte a scaricarci. Basti dire che non sono stati capaci neppure di pagare l’affitto alla Dell’Orto, che è ancora proprietaria dei muri e ci ha imposto lo sfratto esecutivo, mentre i fornitori non ci fanno più credito e ormai è diventato difficile anche riuscire ad adempiere agli ordini». Gli operai che hanno pensato di andarsene sono in attesa della liquidazione e ormai tra previdenza complementare non versata e stipendi in arretrato il debito della Imas solo verso i propri dipendenti supera gli 800mila euro.