FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Gestione Covid, Sileri: “Impreparazione e ritardi. Avvisai del pericolo incombente”

L’ex viceministro alla Salute, sentito dalla procura di Bergamo come persona informata sui fatti, racconta gli scontri con il capo di gabinetto di Speranza e gli appelli inascoltati

Pierpaolo Sileri

Dopo l’esperienza come viceministro della Salute (in quota M5S) Pierpaolo Sileri adesso è tornato a fare il medico. Del resto lo aveva sempre detto, una promessa che ha mantenuto. E oggi si occupa di interventi oncologici al San Raffaele di Milano. Un salto indietro. Undici febbraio 2020, una decina di giorni prima dei primi casi Covid accertati a Codogno e Alzano Lombardo.

La ricognizione e lo scenario di “bassa gravità”

L’allora viceministro alla Salute Sileri chiese di “effettuare una ricognizione sui reparti di malattie infettive esistenti, sul numero dei posti letto dedicati 24 ore su 24, sul numero dei respiratori e di personale disponibile”, stando a quanto contenuto nel “resoconto” della “task force” del ministero, agli atti dell’inchiesta della procura di Bergamo.  Come riportato nelle carte, la risposta che avrebbe ottenuto è la seguente, ovvero che all’epoca era “sufficiente” una “mappatura rispetto ad uno scenario di bassa gravità”. E’ uno spaccato dell’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione della pandemia. Sileri si presenta ai magistrati come persona informata sui fatti l’8 febbraio del 2021. E racconta.

I nodi della task force 

Tira in ballo l’allora capo di gabinetto Goffredo Zaccardi, persona di fiducia del ministro Speranza, e poi di “alcuni direttori generali e vice capi di gabinetto. Diversi di costoro hanno palesemente sostenuto che non erano autorizzati a condividere informazioni con me o con il capo del mio ufficio, dottor Francesco Friolo”.  Sileri segnala che “a gennaio-febbraio 2020, almeno in una prima fase, non esisteva un’istituzione ufficiale della task force che si riuniva al mattino al ministero, né esisteva una convocazione ufficiale. Ho sin da subito notato un comportamento poco professionale. Mancava in modo assoluto la programmazione e i rappresentanti andavano aumentando di giorno in giorno. Oltre a ciò, i verbali delle sedute della task force sono sicuramente parziali, stante l’assenza di numerose dichiarazioni mie e di Friolo”.

Gli appelli inascoltati 

Sileri ha reiterato i suoi appelli, anche dopo il ritorno dal suo primo viaggio fatto a Wuhan, in data 2 e 3 febbraio 2020. Appelli di cui non c’è traccia nei verbali, ma che possono essere confermati “da Brusaferro, Iachino, Zaccardi, Miozzo, Borrelli”. Al 6 marzo 2020 “non si era ancora  provveduto agli acquisti dei ventilatori e di ogni dispositivo utile alla gestione della pandemia”. Sileri bacchettava, le sue parole non finivano a verbale, ma lui insisteva. Al rientro dal viaggio a Wuhan il 3.2.2020, l’’ex viceministro alla Salute fa presente della gravità della situazione e il pericolo incombente “sul nostro paese dopo i due casi di cinesi ricoverati a Roma”.

Scontro col capo di gabinetto di Speranza

Uno scontro durato mesi, quello con il capo di gabinetto del ministro. Ben raccontato anche dalle chat telefoniche acquisite dai pm di Bergamo. Il 4 marzo 2021, il viceministro invia un audio per lamentare la mancata convocazione a una riunione. Zaccardi gli risponde: “Sui vaccini finora non eri presente”. E lui replica: “Lo so che non lo ero, perché mai nessuno mi ha detto delle riunioni”. Il contrasto con il capo di gabinetto, dottor Zaccardi, è continuato anche nei mesi successivi, “tanto che io dovevo rivolgermi per lo più al ministro in persona per ottenere informazioni”.

Respiratori in ritardo e contagi in aumento

C’è un episodio che la dice lunga e da la misura dell’organizzazione “del nostro dicastero nel periodo in cui si palesava il pericolo Covid in tutta la sua pericolosità”. La sera del 2 marzo 2020 Sileri, come ha raccontato ai magistrati bergamaschi, venne convocato dal capo di Gabinetto a partecipare, all’indomani mattina, a una riunione per parlare di dispositivi medici. Durante quella riunione si parlò di trovare sul mercato circa 1000 respiratori “e ricordo che nel documento che ci fu fornito durante la riunione, i primi respiratori disponibili sarebbero stati consegnati quattro settimane dopo l’acquisto, ma la stragrande maggioranza non prima di 8, 12 o addirittura 16 settimane dall’acquisto”. Ma intanto la catena dei contagi aumentava. A Lodi scatta la zona rossa, con il crescere dei contagi l’attenzione di sposta anche in Valle Seriana, Alzano Lombardo, Nembro, e l’ormai nota storia della chiusura di inizio marzo che non venne mai fatta.