Comuni in Lombardia: fusioni riuscite, divorzi e liti. E' il Risiko dei campanili

Il gioco delle aggregazioni comincia nelle realtà della Lombardia più ricche di piccoli centri indipendenti

Consultazione elettorale

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Milano, 15 marzo 2018 - A guardare la cartina sembra una partita a Risiko. Fusioni riuscite, divorzi clamorosi e liti di paese. Il gioco delle aggregazioni comincia nelle realtà della Lombardia più ricche di piccoli centri indipendenti, spesso le più povere di risorse. Una logica dalla quale non sfugge la Bassa, nel Pavese e nel Lodigiano. Proprio in provincia di Pavia opera da tempo con successo l’unione fra i comuni di Corteolona e Genzone, con poco meno di 2.600 abitanti. È invece finita male quella fra Badia Pavese, Pieve Porto Morone e Monticelli. Si voterà, al contrario, il 15 aprile per trasformare Carbonara Ticino e Villanova in una sola realtà.

Nozze in vista, pur con qualche problema, per Vizzolo Predabissi e Colturano, nel Milanese. I servizi sono uniti dal 2015, ma i tremila residenti della vicina Dresano si sono sfilati. Il progetto prosegue a due e forse produrrà un solo sindaco. Fresca di fiori d’arancio l’unione fra Cavacurta e Camairago, nel Lodigiano. Un referendum con l’80 per cento di sì ha varato la nascita di Castel Gerundo, con 1.500 abitanti. Fra le vicine Maleo e Cornovecchio, invece, è stato un naufragio. Il paese più piccolo, 200 anime, aveva detto no. Insabbiato anche l’accordo fra Santo Stefano Lodigiano e Corno Giovine. Ma c’è chi va per gradi e si accontenta di collaborare nella gestione dei servizi, mantenendo inalterati i gonfaloni e le fierezze dell’autonomia del campanile. Ma anche qui la strada è in salita.

Risultati positivi fra Basiano e Masate, nella Martesana. Il 22 aprile si andrà alle urne per sancire la fusione dopo 14 anni di collaborazione. Uniti, i due centri contano circa 7.000 abitanti. I sindaci di centrosinistra, Vincenzo Rocco e Douglas De Franciscis, invitano al voto: «È un passo epocale». La collaborazione, invece, è andata male a Cernusco sul Naviglio, sempre nel Milanese. Quando era ancora sindaco il neo senatore dem Eugenio Comincini ammise il “fallimento”. Aveva tentato le nozze con Gorgonzola, Carugate, Pessano, Cambiago e Bussero, mettendo in comune servizi e dipendenti. Tutto saltato per «la mancanza di volontà politica di mandarla avanti». Poi, ci sono state le elezioni, metà dei centri coinvolti guidati dal Pd ha cambiato casacca e è andato tutto a rotoli. Il super municipio ha chiuso nel 2017 senza avere mai aperto. In 15 mesi. Sorte peggiore nel Lodigiano per l’unione del Grifone (Casaletto e Caselle Lurani) che sta andando a scatafascio. Un sindaco vuole divorziare, l’altro minaccia azioni legali. Nel Cremasco, si sceglierà il 1° luglio con un referendum se unire Fiesco con Castelleone. E qui la storia si ripete: fu il fascismo a sancire d’imperio l’incorporazione di quattro comuni in Ripalta e di tre in Credere Rubbiano.

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