NICOLA PALMA
Cronaca

Dall'Albania all'Italia per rubare: "Guarda che casa, scendiamo qui"/ VIDEO

Ladri d’appartamento, le intercettazioni. Le ronde notturne e i raid: nel mirino la Lombardia

Furti in casa

Milano, 28 luglio 2019 - Ognuno di loro aveva almeno un alias dietro il quale celare la sua vera identità. I topi d’appartamento albanesi rientravano periodicamente in patria per ricostruirsi un profilo immacolato con documenti fasulli e poi rientrare in Italia, sicuri che a un eventuale controllo delle forze dell’ordine non sarebbe risultato nessun precedente a loro carico. E invece di precedenti ne hanno eccome i venti destinatari del fermo di indiziato di delitto emesso dal pm monzese Michele Trianni: diciassette sono stati catturati tra Abbiategrasso, Cesano Maderno (dov’è scattato pure l’applauso dei cittadini al momento del blitz dei carabinieri), Melegnano e Paderno Dugnano; gli altri tre sono espatriati tempo fa e sono tuttora ricercati. Divisi in tre batterie strettamente collegate tra loro, i componenti del gruppo avrebbero messo a segno 57 colpi in abitazione in quattro mesi (da marzo fino a pochi giorni fa), di cui la metà tra Milano e hinterland.

I bandito agivano sempre allo stesso modo, a orari ben definiti: d’inverno partivano a metà pomeriggio per tornare nei covi in serata, d’estate iniziavano a «lavorare» qualche ora dopo e restavano in giro fino a notte fonda. Intercettazioni e pedinamenti degli investigatori di Abbiategrasso, Paderno e Sesto San Giovanni ne hanno tracciato i movimenti, sempre a bordo di auto di grossa cilindrata fittiziamente intestate a prestanome: le gang davano un’occhiata agli edifici dalla strada e di volta in volta decidevano dove entrare, senza curarsi troppo della presenza o meno del proprietario.

La sera del 10 maggio scorso, i tre iniziano la «ronda» per le vie di Samarate, in provincia di Varese: «Aspetta che avevamo una casa qui sulla destra», ricorda uno. «Che casa questa, amico!», conviene il secondo uomo. «Guarda il secondo là», aggiunge il terzo. E via così, a caccia del bergaglio giusto: «Scendiamo qui», dice a un certo punto uno di loro. «Vi aspetto qui io», conferma l’autista. Che poi aggiunge: «Occhio alle telecamere là, perché ha la telecamera quella! Entra in macchina tu! Ehi, se entrate da quella prendete il martello con voi». Una settimana dopo, siamo a Crema. In azione un altro gruppo di malviventi, quelli che alle 21 forzeranno la porta-finestra e ruberanno orecchini e spille in oro per un valore di mille euro. Dai dialoghi post-blitz si intuisce che i ladri pensavano di trovare un bottino più consistente, a cominciare dai tre bracciali che avevano visto al polso del proprietario, forse nel corso di un precedente sopralluogo: «Giuro, neanche un bracciale ho trovato al vecchio!». «Eh infatti neanche io. Tre bracciali il vecchio al polso, mi sono stupito giuro!».

Altro colpo il 7 giugno a Paderno Dugnano. In questo caso, i topi d’appartamento riescono a rubare due bracciali, una fede nuziale e un mazzo di chiavi dell’abitazione, ma sul più bello, mentre stanno cercando di scassinare la cassaforte, sono costretti a fuggire per l’inatteso rientro del proprietario. In auto, prima del colpo, i tre fanno chiaramente riferimento a un’arma da fuoco (e i militari sentono distintamente dall’ambientale il rumore della pressione sul grilletto): «Dove possiamo trovare 5-6 proiettili? Quelli grossi?», chiede uno. «Di che calibro?». «15... digli che è 15...».