Maxi-furti e assalti ai portavalori in Lombardia: ecco come i basisti contattano le bande

Molte province bersagliate da episodi di criminalità progettati nei minimi particolari con la regia di figure esperte. Si mimetizzano nei bar e conoscono i luoghi frequentati da ex carcerati di cui si possono fidare

Un maxi furto

Un maxi furto

Como -  Il punto di partenza è sempre un basista. Qualcuno che ha saputo individuare l’obiettivo, che ha raccolto informazioni e che propone il colpo. È un punto nevralgico, una figura che ha esperienza, contatti, capacità di comprare quello che gli interessa sapere per poi vendere le sue informazioni. I maxi-furti in aziende e ville, così come le rapine e gli assalti ai furgoni, hanno questo comune denominatore. Negli ultimi episodi, da Como a Bergamo passando per il Pavese e il Lodigiano, c’è sempre stata la presenza di qualcuno appartenente all’ambiente criminale che ha contattato la banda ritenuta migliore per svolgere il lavoro e gli ha fornito tutte le informazioni necessarie a progettare l’assalto. Solitamente è un personaggio che da sempre frequenta l’ambiente, che ha alle spalle esperienza sul campo, molti contatti e una visione pratica di quello che si può o non si può fare.

Frequenta bar , luoghi di ritrovo di ladri e banditi, ma anche altri contesti da cui può attingere notizie utili: persone che si occupano di sicurezza, dipendenti, lavoratori che girano per case e aziende, chiunque possa aver visto o sentito soggetti che hanno bisogni di vario genere. Solitamente dosi di cocaina o soldi, che ricevono in cambio di qualche dettaglio fornito al basista. A quel punto, in base al luogo da assaltare, al numero di uomini necessari e alla loro preparazione, il basista sceglie la banda e gli propone il lavoro. Sceglie tra ex compagni di carcere, conoscenze storiche del suo ambiente, personaggi con cui ha condiviso lavori in passato. Soggetti di cui si può fidare, da ogni punto di vista. Lui solitamente non partecipa al furto o alla rapina, ma riceve una percentuale del bottino, la cui entità non è mai certa. Perché il colpo viene preparato in anticipo, e la data stabilita non si cambia.

Bisogna trovare i mezzi per arrivare e scappare, il deposito per la merce in caso di furti in aziende, occorre studiare i passaggi di eventuali vigilanze: quando l’organizzazione si mette in moto non si ferma più. Così la refurtiva o i soldi, in quel preciso momento possono esserci oppure no, ma è un rischio che fa parte delle variabili. A quel punto, se l’assalto va bene, il bottino in denaro si divide, mentre la refurtiva deve essere portata in un magazzino in attesa della ricettazione. Un luogo sicuro, anche in questo caso rimediato all’interno di un circuito criminale che deve essere già disponibile, perché il carico deve sparire subito. Venduto, se possibile, oppure stoccato in attesa del ricettatore.

"Messo a terra" dicono nell’ambiente: ma più si aspetta a piazzarlo e più il rischio di essere individuati aumenta. In questa fase non ci sono regole, la merce finisce ovunque: all’estero o in Italia, al mercato nero di chi vende porta a porta, o sottobanco a commercianti e supermercati. Ognuno dei quali, si ritagliala sua fetta di vantaggio.