Funivia del Mottarone, cabina rimossa a sei mesi dal disastro: cosa succede ora

Conclusi il lavoro dei vigili del fuoco e il trasporto in elicottero: una galleria ostacola quello via terra nel deposito di Verbania

La rimozione di una parte della cabina precipitata il 23 maggio

La rimozione di una parte della cabina precipitata il 23 maggio

Stresa (Verbania), 8 novembre 2021  - A sei mesi  di distanza dal crollo della funivia del Mottarone, è stata finalmente rimossa la cabina dove lo scorso 23 maggio hanno trovato la morte quattordici persone con un unico sopravvissuto: il piccolo Eitan. Le operazioni condotte dai vigili del fuoco sono terminate intorno alle 13 di oggi 8 novembre, dopo 3 ore di lavoro. Il trasporto a valle della cabina è stato fatto con l'elicottero S64 'Cochise' di stanza nell'aeroporto di Cuneo, mentre i trasporti secondari sono stati effettuati  con l'elicottero Aw139 del reparto volo di Malpensa. Impegnati 35 vigili del fuoco, coordinati dal comandante provinciale Roberto Marchioni, tra specialisti in manovre su corda, piloti dei due velivoli, esperti motoristi di bordo e squadre ordinarie.  

Un'operazione complessa

Prelevata nel punto dell'incidente, la cabina è stata depositata nel vicino campo sportivo di Gignese, da dove sarà trasferita via terra con un autoarticolato dei vigili del fuoco in un capannone individuato a Fondo Toce. Dall'11 ottobre i vigili del fuoco hanno lavorato ininterrottamente ogni giorno con squadre di 15 operatori per consentire il recupero, procedendo dapprima alla immobilizzazione di tutti i componenti della cabina, anche per tutelare le esigenze peritali. Successivamente è stato separato il corpo della cabina stessa dalla struttura in sospensione, immobilizzando il carrello principale, liberato con il taglio del tronco dell'albero nel quale si era conficcato durante la caduta. Irrigidita tramite strutture metalliche realizzate sul posto, la cabina è stata preparata per il trasporto, proteggendo le componenti idrauliche ed elettriche con coperture in materiale plastico. Si chiude oggi per i vigili del fuoco un altro capitolo di una drammatica vicenda che ha colpito l'ambiente in modo indelebile e doloroso. Il pensiero di tutti, anche oggi, è andato alle 14 vittime e ai loro familiari.

Le ultime difficoltà

Da quanto si apprende,  si sta rivelando più complicato del previsto l'ultimo viaggio dei resti della cabina dal campo sportivo di Gignese, dove sono stati portati in elicottero, al Tecnoparco di Verbania-Fondo Toce. Il mezzo pesante sta incontrando alcune difficoltà lungo il percorso per la presenza di una galleria. Vigili del fuoco e forze dell'ordine stanno valutando se bloccare in entrambe le direzioni il traffico per consentire al tir di percorrere la galleria al centro della carreggiata, dove la volta è più alta, per evitare il rischio di incastrare i rottami della cabina al tetto. 

L'indagine e le perizie

Ora inizia una nuova fase dell'inchiesta sul disastro del Mottarone. "Oggi stesso i periti con i consulenti di tutte le parti, compresi i nostri, si recheranno nel luogo di custodia della cabina per iniziare ad analizzare carrello e testa fusa". Lo afferma in una video intervista all'Ansa il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, al termine della rimozione della cabina del Mottarone precipitata lo scorso 23 maggio. "L'udienza resta fissata, vedremo che cosa riescono a fare i periti queste settimane - aggiunge -. Se ci sarà un rinvio, sarà il giudice a stabilirlo». "Non sono in grado in questo momento di fare un programma - dice a proposito del proseguimento delle indagini -. Sono previste operazioni sul posto; se poi ci saranno accertamenti tecnici di laboratorio, vedremo il da farsi. Quello che posso dire è che sono state adottate tutte le cautele necessarie e idonee a preservare lo stato del relitto - conclude - A 5 mesi dall'incidente siamo già in una fase avanzata dell'incidente probatorio, in relazione alla difficoltà dell'indagine e dei luoghi sono tempi davvero rapidi".

L'esame sulla fune

La fune che reggeva la cabina precipitata e che si è spezzata verrà analizzata a Trento, presso il Laboratorio tecnologico impianti a fune (Latif) della Provincia di Trento. Lo ha stabilito il Gip di Verbania, che ha incaricato i periti del laboratorio trentino, con sede a Ravina, dell'analisi degli spezzoni di fune e della testa fusa, su cui si stanno concentrando gli investigatori. I rilievi serviranno a stabilire se i freni applicati dagli addetti alla gestione delle funivia, i famosi "forchettoni" utilizzati per ovviare ai continui blocchi dell'impianto, abbiano in qualche modo causato la rottura della fune. "Ad oggi siamo l'unico laboratorio in Italia che può effettuare questo tipo di perizie", ha confermato il dirigente Silvio Dalmaso. Parte del Servizio impianti a fune e piste da sci della Provincia autonoma di Trento, Latif è un punto di riferimento nazionale ed europeo per quanto riguarda gli impianti a fune, e l'unico laboratorio in Italia specializzato in tutte le tipologie di prova applicate sugli elementi funiviari. Il personale tecnico impiegato è inserito in gruppi di lavoro per la stesura di norme in materia di sicurezza sul trasporto a fune e sulle procedure di prova e controllo, sia nazionali, sia europee.

Gli indagati a piede libero

Un ricorso in Cassazione è stato intanto depositato dai difensori di Luigi Nerini ed Enrico Perocchio, gestore e direttore di esercizio della funivia del Mottarone, indagati per la sciaugura. I legali, avvocati Pasquale Pantano e Andrea Da Prato, hanno impugnato la decisione con cui nei giorni scorsi il Tribunale del riesame di Torino ha disposto per entrambi gli arresti domiciliari. In attesa della pronuncia della Suprema Corte, Nerini e Perocchio resteranno comunque indagati a piede libero.

Eitan ancora in Israele

Il ricorso di appello del caso di Eitan Biran sarà discusso il prossimo 11 novembre dal Tribunale distrettuale di Tel Aviv. Lo si è appreso da fonti legali. Il ricorso è stato presentato lo scorso primo novembre da Shmuel Peleg, nonno materno del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Si oppone alla sentenza della giudice del tribunale per le questioni familiari Iris Ilotovic-Segal che, nell'ambito della Convenzione dell'Aja sulla sottrazione dei minori, aveva dato ragione alla zia paterna Aya Biran-Nirko, affidataria della tutela del bambino e residente nel Pavese. Eitan era stato portato illegalmente in Israele dal nonno materno. Fino alla discussione dell'appello Eitan tuttavia non potrà tornare in Italia visto che il ricorso blocca la decisione favorevole al rientro a Pavia decisa dalla giudice Ilotovic-Segal. Attualmente Eitan si trova con la zia paterna in Israele.