Fase 2, Fontana chiede più coraggio: "Riaprire con regole precise, la Lombardia è pronta"

Il governatore lombardo sul nuovo Dpcm del Governo: "A rischio interi comparti dell'economia". E si studia come riaprire le chiese

Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana

Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana

Milano, 27 apile 2020 - "Io sono sempre stato molto rigido nel momento in cui era necessario essere rigidi, e sono stato anche preso in giro per questa rigidità. Adesso però bisogna cercare di capire fino a che punto possiamo andare avanti così e quanto invece dobbiamo cercare di assumere qualche atteggiamento magari anche un pò coraggioso". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, intervenendo questa mattina a Centocittà su Rai Radio 1 a proposito della Fase 2 dell'emergenza coronavirus llustrata ieri sera dal premier Giuseppe Conte. "È tutta una situazione che rischia di far scomparire un intero comparto, un'intera sezione della nostra economia rischia di essere travolta", ha aggiunto Fontana riferendosi alla chiusura prolungata imposta a "negozi, bar e ristoranti" a causa del coronavirus.

Regole da chiarire

"Bisogna ancora cercare di limare un sacco le regole - ha detto Fontana - non si è ancora entrati nel merito di alcuni problemi fondamentali, come per esempio l'obbligatorietà o meno delle mascherine, o come faranno i genitori a tenere a casa i loro bambini, se entrambi lavorano, essendo chiusi asili e scuole". Fontana inoltre si domanda: "Chi farà che cosa, chi farà i controlli? Come verranno fatti? Che titolo avranno per bloccare la salita sui pullman? Ci sono ancora problemi che vanno affrontati con grande attenzione". 

Scelte autonome

Il governatore ha quindi aggiunto che "stiamo studiando, oggi incontreremo il Tavolo della produzione per cercare di capire". Il presidente della Regione ha sottolineato: "Arriveremo a nostre conclusioni. E' chiaro che queste scelte sarebbe opportuno che le condividessimo con le regioni limitrofe, per evitare che ci possano essere decisioni che cambino ai confini della regione; non avrebbe molto senso". Si profila dunque l'ipotesi di un'ordinanza regionale, come era già accaduto nella Fase 1. "Il mio parere è che le regioni dovrebbero avere maggiori competenze - ha poi allargato il discorso Fontana - ma soprattutto queste dovrebbero essere competenze ben delineate. "Viviamo in un momento di grandissima confusione, perché ci si rimpalla la responsabilità del 'chi deve fare qualcosa' in base all'inadempienza. Io credo che si debba dare un chiarimento". Fontana più tardi ha specificato meglio il sio pensiero, parlando a SkyTg24: "Avrei riaperto sicuramente, in modo parziale e contingentato e in modo limitato, alcune attività commerciali, qualche negozio, magari non durante tutto l'arco della giornata, alternando mattino e pomeriggio con ingressi limitati e con controlli di chi ci entra, ma qualcosa si sarebbe potuto aprire". Per Fontana "è questione di rendersi conto della realtà in cui viviamo: se dovessimo aspettare l'R0 non apriremmo più per parecchio tempo. Sulla base di alcune previsioni noi saremo pronti a fine giugno e non è fattibile una cosa di questo genere, si eliminerebbero una serie di comparti interi". 

Piano per riaprire le chiese

In particolare, "Regione Lombardia è al lavoro con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilità di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose in una cornice di massima sicurezza, all'insegna del distanziamento e dell'uso dei dispositivi di protezione". Lo comunica in una nota la stessa Regione. "L'auspicio - prosegue il comunicato - è quello di giungere al più presto ad una soluzione condivisa che possa tenere conto tanto delle esigenze di cautela, quanto della necessità di tornare a garantire il diritto di culto ai cittadini".

La situazione dell'epidemia

Fontana parla in un contesto di forte calo dei decessi da coronavirus in Lombardia, dove però i contagi sono tornati a crescere. Stando ai dati diffusi ieri, infatti, il totale dei positivi in regione è 72.889, con un aumento di 920 mentre sabato i nuovi casi erano stati 713. I decessi sono 13.325 con un aumento di 56, mentre sabato erano stati 163. Continuano a calare i posti letto occupati nei reparti degli ospedali: in terapia intensiva sono 706, con un calo di 18 (ieri -34), mentre negli altri reparti ci sono 8.481 con un calo di 8 (ieri -302). I dimessi raggiungono quota 47.062 con un aumento di 890. Il totale dei tamponi eseguiti è 337.797, +10.857. 

Freno o locomotiva?

La Lombardia, il territorio con più contagi e morti da coronavirus, è vista da alcuni come un freno alla ripresa. "E' da stabilire se saremo il freno dell'Italia - ha commentato Fontana sempre a Centocittà su Radio 1 - ma l'idea che qualcuno possa pensarlo mi amareggia molto. Quando eravamo la locomotiva nessuno si lamentava, anzi erano ben contenti di sfruttare questo nostro andare molto veloci. Credo che le regole siano state dettate dal Governo in maniera assolutamente conforme alle necessità. Altre regioni hanno beneficiato di queste chiusure: se non ci fossero state, probabilmente il virus si sarebbe diffuso nei loro territori così come si era diffuso all'inizio in Lombardia quando nessuno l'aveva ancora scoperto". 

I dubbi dei sindaci

Anche i sindaci hanno espresso perplesità sul nuovo Dpcm. Giorgio Gori, primo cittadino di Bergamo, la città più martoriata dal coronavirus, ha scritto su Twitter: "Riaprono le sale da gioco ma bar, ristoranti e parrucchieri restano chiusi fino all'1 giugno. Tre mesi e mezzo senza incassi: ma chi li regge? Si fissino criteri, distanze, capienze massime, ma si dia a questi operatori la possibilità di tornare al lavoro". Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in un videomessaggio ha avanzato dubbi in particolare sugli aiuti alle famiglie con figli, sulla distrubiuone delle mascherine e sulla gestione dei parchi. 

Il tar boccia la Regione

Il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso della Regione contro il decreto cautelare del 23 aprile 2020 a seguito dei ricorso dei sindacati sull'ordinanza dello scorso 11 aprile sulle consegne domiciliari. Lo si legge nel decreto odierno in cui viene specificato che il Tar "respinge l'istanza di revoca del decreto cautelare" e "rinvia per la trattazione collegiale alla camera di consiglio del 13 maggio 2020" . L'ordinanza regionale bocciata dal Tar prevedeva la possibilità della vendita con consegna a domicilio per tutte le attività merceologiche e non solo per quelle previste dal Dpcm del 10 aprile.

​Il nuovo Dpcm

ATTIVITA PRODUTTIVE - Confermato il calendario delle ripartenze delle attività produttive. Si comincia già domani, 27 aprile, con le aziende ritenute strategiche, dai cantieri dell'edilizia pubblica al manufatturiero per l'export con richieste di autorizzazione in deroga ai prefetti. Dal 4 tutte gli altri e il  commercio all'ingrosso funzionale a queste filiere.

SPOSTAMENTI - Ci si potrà muovere all'interno del proprio Comune e della propria Regione, non ancora invece in altre regioni se non per ragioni di lavoro o salute. Anche se cadrà il divieto, che era stato introdotto con il lockdown, di spostarsi dal luogo in cui ci si trovava verso quello di domicilio o di residenza. Sarà dunque possibile per gli studenti o i lavoratori o chiunque altro rimasto bloccato in un'altra città dal lockdown fare ritorno a casa.  INCONTRI - Sarà possibile vedere familiari stretti, genitori, sorelle, fratelli, nonni. Il che non vuol dire consentire riunioni di famiglia: resta valido il divieto di assembramenti, anche in casa. Soprattutto per proteggere i più anziani è prescritto l'uso della mascherina. ATTIVITA' MOTORIE -  Sarà consentita la ripresa dell'attività motoria non più nei pressi della propria abitazione, sempre individualmente o comunque a distanza di almeno un metro, con la sola eccezione di persone conviventi nella stessa casa. La regola della distanza vale anche per i giardini pubblici, che avranno con ingressi contingentati. Sì anche all'attività motoria con i figli o alle passeggiate con persone non autosufficienti. Potranno riprendere ad allenarsi gli atleti professionisti delle attività individuate dal Coni, non gli sport di squadra per i quali la ripresa potrebbe essere il 18 maggio. Per l'attività sportiva la distanza minima prevista è di due metri. Per la semplice attività motoria è invece di un metro.

MESSE E FUNERALI Accolte solo in parte le richieste della Cei per la ripresa delle funzioni religiose. Dal 4 maggio potranno essere nuovamente celebrati i funerali ma solo alla presenza degli stretti familiari (parenti di primo o secondo grado), non più di 15 persone, se possibile all'aperto e a distanza l'uno dall'altro. E tutti dotati di mascherina. No invece alle messe, riguardo la riapertura dei cimiteri si è preso tempo. BAR E RISTIRANTI  In attesa della riapertura di bar e ristoranti, viene confermata, a partire dal 4 maggio, la possibilità di fare ristorazione con le modalità di vendita da asporto oltre che di domicilio. Il consumo non deve avvenire all'interno del locale, né al suo esterno devono formarsi assembramenti in cui non si rispetta la distanza fra le persone. NEGOZI - Per gli esercizi commerciali al dettaglio la riapertura è fissata per il 18 maggio. Parrucchieri, barbieri, centri estetica riapriranno l'1 giugno assieme a bar e ristoranti. MUSEI E MOSTRE - Musei, mostre e luoghi culturali all'aperto riapriranno il 18 maggio.