La compagna di Putin, Alina Kabaeva fra le testimoni dell'allenatrice delle Farfalle

L'avvocato di Stefania Fogliata intende citare anche la compagna attuale del presidente Russo fra i testimoni a favore della sua assistita

Ha parlato per due ore e mezza abbondanti, rispondendo a tutte le domande. Poi Stefania Fogliata, l’istruttrice di ritmica da martedì scorso interdetta da tutte le palestre italiane per presunti maltrattamenti ai danni di otto ginnaste dai 10 ai 14 anni, è uscita in lacrime e tremante, lei così esile, schiacciata da quelle accuse così infamanti che la dipingono come un’aguzzina, in specie nei confronti di un campionessa 15enne pronta a spiccare il volo verso la Nazionale e le Olimpiadi.

Stefania Fogliata
Stefania Fogliata

"Non ho mai maltrattato nessuno, mai ho alzato un dito contro di loro. Io alle mie ragazze voglio bene" ha dichiarato la trentenne al gip Francesca Grassani. Un’idea del perché le sue ex pupille la scorsa estate le si siano rivoltate contro, denunciandola, Fogliata se l’è fatta. Dietro le accuse vi sarebbe una "macchinazione" delle atlete e dei genitori, la sua ipotesi è quella di una "vendetta" da parte di chi non è riuscita a raggiungere gli obiettivi sperati.

Arrivata al palagiustizia alle 12,30 accanto all’avvocato Giacomo Marini, del Foro di Roma, esperto di cause sportive e nominato nella serata di giovedì al posto del predecessore brescino, Paolo Botticini, l’allenatrice di Desenzano del Garda – gambe fasciate dai jeans, capelli biondi in coda, occhi sgranati – ne è uscita a pomeriggio inoltrato. Ore durante le quali Fogliata, mentre cercava di rintuzzare le contestazioni del pm Alessio Bernadi, accolte dal gip, ha avuto cedimenti emotivi. A momenti avrebbe alzato la voce e, piangendo, urlato di essere pronta a smettere per sempre di allenare e insegnare la ritmica, pur amando tantissimo il suo lavoro, e la ginnastica. Ma le chat estrapolate dai telefoni e le audizioni delle presunte vittime sono univoche, per chi indaga: dal 2017 in poi l’istruttrice ha reso un inferno la vita di alcune allieve, in particolare delle più promettenti, con visibilità sulle pedane internazionali e improvvisamente fuggite dall’Accademia Nemesi di Calcinato.

Nell’ordinanza si legge di schiaffi, spintoni, frustate con il nastro, insulti, pressioni inaudite affinché le atlete, già degli scriccioli, dimagrissero ulteriormente, allenamenti punitivi. Una scena isterica a una malcapitata scoperta a trangugiarsi uno yogurt giudicato troppo calorico, e per questo scaraventato a terra, con a seguire improperi e richieste di pulire leccando il pavimento. "La mia assistita ha negato radicalmente qualsiasi violenza, e io le credo – la difende Marini, che ha chiesto la revoca dell’interdittiva, e il gip si è riservato – . Stefania non ha mai picchiato nessuno, dell’alimentazione delle ragazze non sapeva nulla, né ha imposto allenamenti ritorsivi. Le contestazioni sono gravi, ma ho trovato un atteggiamento leale e dialogante della magistratura. Sono certo che la giustizia arriverà".

Per smontare le accuse l’avvocato intende chiamare a testimoniare le ginnaste e le famiglie che ancora sostengono l’allenatrice (fuori dall’Accademia sono apparsi striscioni che ne auspicano il ritorno). E citerà persino Alina Kabaeva, ex campionessa russa di ritmica – secondo i bene informati attuale compagna dello zar Vladimir Putin – che avrebbe volteggiato pure in Italia, sulle pedane di Fano e Pesaro, e potrebbe, stando all’avvocato, apportare qualcosa di utile alla causa. "Costituirò un team di criminologi ed esperti dello sport". E poi c’è il capitolo della sospensione cautelare emessa dal Tribunale sportivo nei confronti della tecnica e della sua società. "Ci sono 60 persone ingiustamente a spasso per questa decisione, dovremo fare qualcosa".