Elena, il giallo di Ibiza. La mamma: "Delitto? Non posso crederci"

Per gli inquirenti è omicidio suicidio ma gli amici ed ex compagni di scuola parlano di una relazione serena

Elena Livigni Gimenez

Elena Livigni Gimenez

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

"Non credo al femminicidio né al suicidio. Io sono sicura sia stato un incidente finito in tragedia". Non ci vuole neppure pensare all’ipotesi che non sia stato un fatto fortuito. Lo avrebbe confidato a conoscenti ed amici più stretti Carmen Gimenez, la mamma di Elena Livigni Gimenez, la ragazza di 21 anni morta giovedì notte insieme al fidanzato marocchino di 26 anni, entrambi precipitati dal balcone di un hotel a Ibiza. "Siamo distrutti", ha risposto la donna, originaria di Cartagena, professoressa di lingua spagnola all’Università Bocconi, a chi le ha mandato messaggi di cordoglio e di vicinanza, come a dire di non aver altro da aggiungere perché la tragedia avvenuta lascia già intendere quanto sia pesante il macigno da sopportare per lei e per il marito Massimiliano, imprenditore (che vive in un’altra casa, nella zona nord della città) e per il secondogenito della coppia, ancora adolescente. Un dolore fortissimo , acuito dal fatto che non si sappia ancora con certezza cosa davvero sia successo al quarto piano dell’hotel Torre Mar, dove i due fidanzati alloggiavano, una grande struttura a due passi dalla spiaggia di Playa d’en Bossa. Il sospetto degli inquirenti spagnoli è che Elena sia stata spinta giù dal compagno, che poi si sarebbe lanciato a sua volta nel vuoto mettendo fine anche alla propria esistenza dopo aver strappato alla vita anche la giovanissima compagna. Ma chi ha avuto modo di dialogare con la famiglia spiega che "l’ipotesi del femminicidio e del suicidio non è la pista giusta secondo i familiari. Si pensa più a un incidente: più probabile che Elena abbia perso l’equilibrio e che il fidanzato disperato l’abbia seguita, nel tentativo di salvarla, morendo a sua volta". Sono gli stessi amici della famiglia a racconta re di "una relazione serena. Elena e il suo fidanzato si amavano e si erano concessi una vacanza dopo un periodo faticoso, di studio – aggiungono ancora –. Carmen ha cambiato la sua foto profilo su WhatsApp mettendo quella della figlia. Solo a vederla, scendono le lacrime. La immaginiamo mentre, distrutta, non fa che pensare alla sua ragazza. Nessuno di noi ancora si capacita del fatto che non ci sia più". Nel palazzo signorile del quartiere Vigentino in cui abita la professoressa Gimenez, ieri, tra i piani e sulle scale c’era un silenzio fitto, irreale. E, beffa del destino, una coccarda rosa appesa al portone. Segno di una nuova nascita. Per la famiglia di Elena, al contrario, ora c’è solo un dolore immenso, un lutto senza fine. Reso più pesante dai pesanti dubbi della polizia spagnola sui fatti avvenuti in quella stanza di hotel. Anche tra le ex compagne di scuola nessuna se la sente di parlare di quanto avvenuto a Ibiza: "Troppo dolore. Siamo sconvolte". La ragazza si era diplomata tre anni fa al liceo classico europeo dell’Educandato statale Emanuela Setti Carraro Dalla Chiesa, l’ex Collegio delle Fanciulle, per poi trasferirsi in Spagna. "Questa è la cosa peggiore che possa capitare a un genitore. Noi ci stringiamo alla famiglia di Elena", sottolinea Giorgio Ragusa, preside della scuola, in cui oggi si osserverà un minuto di silenzio proprio per ricordare Elena. "Tutti noi siamo vicini alla famiglia – conclude la professoressa Cristina Dendi, insegnante d’inglese che era particolarmente affezionata alla ventunenne tragicamente scomparsa –. Non oso immaginare come i genitori possano sentirsi". L’inchiesta degli inquirenti spagnoli, intanto, continua con rilievi che possano chiarire nei dettagli quanto successo.