
Renata Nacinovich del San Gerardo
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Milano - I numeri , da soli, non bastano a raccontare il balzo in avanti del 30% di disturbi che Renata Nacinovich, primario della Neuropsichiatria Infantile del San Gerardo di Monza, punto di riferimento in Regione, chiama "epidemia silenziosa". In Lombardia, nel 2019, sono stati assistiti per bulimia e anoressia e patologie affini 1.500 minori e 3 mila adulti. Oggi sono 6mila in tutto, 2mila sotto il 18 anni. La crisi sanitaria ha aggravato la situazione, non solo per l’impennata delle richieste, aumentate di un terzo, ma anche per l’età dei primi sintomi che si è abbassata dall’adolescenza alle scuole medie: "Abbiamo pazienti di 11 anni. Il virus ci ha fatto perdere il controllo su molti aspetti della vita, ma non sul cibo. Semplificando – spiega il primario – spesso comincia tutto da una dieta ‘innocente’".
Oggi il Pirellone impegna 4 milioni l’anno per curare i disturbi alimentari: la legge in materia approvata nel 2021, testimonial Ambra Angiolini, ne ha aggiunti 1,5 l’anno nel triennio 2021-2023, ma la promessa della giunta "è potenziare l’investimento". Un obiettivo spinto anche dalla necessità di accompagnare i degenti dopo il ricovero. Guarire è possibile. Le ricerche suggeriscono che circa il 46% degli anoressici ce la fa, il 33% migliora e il 20% rimane malato cronico. Dati simili a quelli sulla bulimia, dove il 45% si lascia tutto alle spalle, il 27% fa grossi passi in avanti e il 23% invece continua a soffrire. Le strutture sono alle prese con liste d’attesa esplose dallo scoppio della crisi sanitaria.
"Adesso ci occupiamo di un centinaio di minori l’anno, ma la presa in carico che prima del 2020 avveniva in pochi giorni – spiega Nacinovich - adesso si è allungata ad alcuni mesi. Serve un rafforzamento dell’équipe, perché l’approccio giusto è multidisciplinare: neuropsichiatra, nutrizionista e psicologo". Solo così si può aiutare a uscire dal tunnel adolescenti che non hanno paura di morire: "Lo faccio volentieri, a patto che sia la più magra nella tomba", ha detto una giovanissima paziente ai medici brianzoli. "Parole che raccontano l’abisso vissuto da tanti di loro".